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116 | ottica fotografica |
» l’immagine è resa nitida, e distinta coll’aso di un piccol dia» t ram ma, essa è pure a (Tallo libera da trasfigurazioni.
» Per una fortunata circostanza il mio sistema dà una imma» gine, che è egualmente illuminata in ogni parte, perchè Tali rea, o base del pennello obliquo eccentrico sulla lente di » fronte, è più grande che quella del pennello diretto centrale, ed » in questo modo la perdila di luce per l’obliquità è compensala.
» L’aberrazione sferica nel pennello diretto centrale è loti talmente corretta, perchè l’aberrazione negativa della lente » concava compensa l’aberrazione positiva delle lenti convesse, n Vi è una limpida definizione al centro, e la definizione ai mar» gini, e la pianezza del campo, è così buona come quella d 1 » qualunque altro oggettivo ora in uso.
» Per ottenere una buona definizione marginale, ed una conti veniente pianezza di campo, la distanza tra le lenti convesse » dovrebbe essere di circa un sesto della loro lunghezza focale, » ed il foco della lente concava dovrebbe stare a quello delle » lenti convesse nel rapporto di circa 13 a 8 ».
Oggettivo panoramico del signor Pòrro. — Gli oggettivi sopra descritti danno delle vedute comprese da una grandezza angolare di 40“ solamente; una tale grandezza angolare è troppo piccola, per cui, quando si vuol prendere una veduta con una camera oscura, si trova spesso che il vetro spulito non può comprendere tutto il soggetto per formare un quadro soddisfacente, e che se uno vuole arrivarvi è costretto allontanarsi di troppo, e rendere l’immagine del soggetto troppo piccola e senza effetto di prospettiva, ossia senza rilievo. Cogli oggettivi sopra descritti è quasi impossibile prendere vedute panoramiche, come sarebbe desiderabile per la geodesia nelle operazioni del levare i piani. I tentativi che si fecero per produrre vedute panoramiche con tali oggettivi, e che vennero immaginali da Marlens e da altri, condussero a risultati troppo poco soddisfacenti, perchè, onde prendere l’intiero orizzonte bisogna impiegare mollo tempo, dovendosi operare in nove o dieci volte differenti, facendo girare Toggettivo che va a produrre la immagine sopra una superficie curva, e perchè trovasi molla difficoltà nel combinare poi convenientemente queste immagini per formare un insieme soddisfacente.