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106 | ottica fotografica |
Considerazioni pratiche sulle proprietà delle lenti.
« 4° Con una lente semplice mollo sottile, e con diaframma » sufficientemente piccolo, sovrapposto alla lente, la superficie • focale è sensibilmente una porzione di sfera, il cui raggio di » curvatura è circa la metà della lunghezza focale della lente.
» Se le curvature del vetro sono allora quelle che riducono al » minimum l’aberrazione, la trasfigurazione sarà al maximum, e » viceversa.
» 2° Se si allontana progressivamente il diaframma dal vetro » al di là dell’apparato, il raggio di curvatura della superficie » focale andrà diminuendo, e questa diventerà quasi affatto piana » quando il diaframma sarà arrivato alla distanza del foco an» tenore. L’aberrazione diventa allora per lo stesso vetro un » manrnum, e la trasfigurazione un minimum.
» 3° In generale le curvature delle due superficie del vetro, » che convengono per rendere minima l’aberrazione in un caso » dato, corrispondono ad una trasfigurazione massima, e vice» versa. Per un vetro dato non vi è dunque che un solo luogo » del diaframma, che concilia in una media accettabile le due » condizioni.
» 4" Uavvi una posizione intermedia, per cui l’aberrazione e » la trasfigurazione si mantengono entro limili accettabili, pur» chè non si esiga un campo troppo esteso.
» 5“ Havvi uno spessore del vetro, ed una posizione del dia» framma, che combinate producono una trasfigurazione mate» mancamente nulla, una aberrazione molto piccola ed un campo » grande; ma la superficie focale è allora sferica, essa ba il » suo centro nell’interno dello spessore del vetro, che è te reni » nato da due curvature convesse.
» 6° Il vetro menisco (a due curvature contrarie) non è con» veniente che per il caso particolare per cui venne calcolato, » l’aberrazione e la trasfigurazione che ne risultano aumentano n troppo rapidamente colla obliquità; questa forma, quando non » si vuol far uso che di un sol vetro, non è di un buon uso in » pratica.
» 7’ Con due vetri semplici convenevolmente combinati si può