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parte seconda. 103

Fig. 29.

Si vede che ciò che vi ha di più importante presso un diaframma, è la sua posizione più o meno distante dalla lente, e la sua grandezza od apertura. Una tale distanza ed una tale apertura richieggono di essere modificate nelle varie circostanze in cui trovasi il fotografo, quando vuol prendere vedute o ritratti.

La maggior nitidezza e pianezza che si ottiene nel campo della veduta, facendo uso di un diaframma, dipende principalmente da ciò che esso arresta una massa di raggi laterali, che cadendo nella lente produrrebbero una quantità di aberrazioni e di iuterferenze luminose; cosi, per es., quei raggi provenienti dai punti A A’ A’ ’, ecc., che si sarebbero portati direttamente sugli orli della lente mn, e che avrebbero resa più illuminata, ma anche molto più confusa l’immagine, vengono appositamente arrestati dal diaframma.

Negli oggettivi di cui si serve il fotografo, non bisogna però rendere troppo piccola l’apertura del diaframma. Se questa apertura si fa eccessivamente piccola, non solo si viene a diminuire in grado troppo forte la quantità della luce necessaria a produrre l’impressione fotografica, ma si corre pericolo di cagionare un’inflessione, diffrazione, di raggi luminosi, per cui sarebbe resa confusa l’immagine, principalmente nel copiare oggetti molto fortemente illuminali, ed una tale confusione dell’immagioe sarebbe tanto più facile a farsi sentire, quanto più l’oggettivo, a cui si applica il diaframma, venne costrutto per essere impiegato con larga apertura, come sono gli oggettivi da ritratti.