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100 | ottica fotografica |
punlo r ove ha il suo foco, il raggio violetto, che è il più rifrangibile, riceverà una deviazione più forte, avrà il foco più vicino alla lente nel punto V, e gli altri raggi avranno un foco intermedio, ciascuno a ciascuno, lungo l’asse della lente, e secondo l’ordine della loro rifrangibilità.
Fi g. 27.
La distanza tra i due fochi estremi, rosso e violetto, è l’aberrazione cromatica che la lente fa soffrire al fascio di raggi. Questa distanza è presso a poco la distanza dal foco chimico al foco visuale, il foco visuale essendo quel punto in cui l’immagine degli oggetti è la più nitida a vedere, ed il foco chimico essendo quello dove si ottiene la più nitida impressione degli oggetti Btessi.
f costruttori ottici, per correggere quest’aberrazione, per unire in un solo il foco chimico ed il foco visuale, combinano insieme, secondo una certa forinola, due lenti composte separatamente di vetri dotati di forza dispersiva differente, di eroico glass e di flint glass, in modo da avere una lente sola composta di due lenti, che chiamasi lente acromatica.
La correzione del foco chimico che così si ottiene, quantunque sia sufficiente, non è che approssimativa, perchè nell’oltenere l’acromatismo della lente non si ha riguardo che ai raggi aranci e violetti, non polendosi con due soli vetri diversi riunire più di due raggi diversi. Per ottenere una lente affatto priva di aberrazione cromatica bisognerebbe costrurre delle lenti composte di sette vetri diversi, o almeno di tre vetri diversi, ma ciò offrirebbe maggiori difficoltà pratiche, per la difficoltà di combinare più di due vetri. Del resto, anche supponendo che si arrivasse ad ottenere un acromatismo perfetto, siccome nell’ottenere questo si tiene sol conto dei raggi paralleli, non sarebbe tuttavia evitala ogni aberrazione cromatica, quando si fa