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l’opera di j. il van ’t hoff | 77 |
Meyerhoffer e l’inizio della malattia del Maestro. La sua carriera mortale volgeva alla fine. L’opera dell’eroe era chiusa. Non più il suo nobile ingegno doveva aprire nuovi campi alla conoscenza degli uomini. Ma non la volontà mancava, nè le idee; nel periodo del fittizio miglioramento, aveva iniziato nel suo nuovo laboratorio di Steglitz, una serie di ricerche sulla azione sintetica degli enzimi quali si manifestano principalmente nelle piante, cominciando dalla formazione dei glicosidi; su questo argomento aveva già presentato due note alla Accademia di Berlino. Naturalmente egli trattava il problema dal lato quantitativo e con metodi chimico-fisici. Il lavoro era troppo all’inizio per poter esprimere ora su di esso un giudizio; ma è certo lecito chiederci quali orizzonti avrebbe egli potuto aprirci, su un argomento così vitale in tutti i sensi della parola, se la sorte gli avesse concesso ancora un periodo di vita, quale alla sua età era ben lecito sperare.
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Ed ora, giunti alla fine di questo sommario esame della vita del Maestro e delle singole fasi della sua opera scientifica, non sarebbe esaurito il nostro compito, se non ci rivolgessimo indietro a considerarne tutto l’insieme con uno sguardo sintetico da cui ci appaia intera la sua figura di uomo e di scienziato.
Nelle fattezze riproduceva, come già dissi, il tipo olandese; la statura era leggermente superiore alla media; nel vestire, nel trattare, nel conversare famigliare appariva, quale era, modesto; solo l’occhio dolce sì, ma vivo e penetrante avvertiva a volte dell’uomo eccezionale che sì aveva dinnanzi. Come uomo non fu di coloro che fanno scontare lo splendore del genio colle asprezze e colle stravaganze del carattere; la sua bontà vera, la sua serena mitezza, la sua modestia persino un po’ ingenua gli acquistarono tanti amici affezionati, quanti la sua opera gli procurò ammiratori.
Onori accademici e scientifici, ebbe tanti e così alti, quanto uomo possa desiderare; di ambizioni di altro genere non palesò mai traccie; la sua vita trascorse tranquillamente in seno alla famiglia, composta della moglie che sposò in giovanissima età, di due figlie e di un figlio. Fu completamente alieno dallo spirito di predominio e di intrigo e non fu per-