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l’opera di j. h. van ’t hoff 71


Poche discussioni pubbliche resteranno così interessanti nella storia della Scienza come quella della British Association a Leeds nel 1890 a cui intervennero, espressamente invitati, i tre maggiori rappresentanti del nuovo indirizzo, van ’t Hoff, Arrhenius e Guglielmo Ostwald.

Ecco come lo stesso Ostwald parla di questo torneo: «Io non credo di far torto ai nostri ospiti ammettendo che l’invito era stato fatto dapprima nel benevolo intento di persuaderci che noi eravamo in errore e di rimandarci a casa dopo una buona lezione. E nei primi giorni solo i nostri avversari ebbero la parola e a un certo punto sembrava che noi fossimo già scientificamente morti. Ma allorchè, dopo lunghe e vivaci discussioni personali, i rappresentanti delle vedute moderne ebbero la parola anche alle sedute pubbliche, l’aspetto delle cose mutò ben tosto e noi potemmo lasciare i nostri ospiti in pace e non senza trionfo».

Più obbiettiva considerazione che dal gruppo succitato trovarono le idee dei nostri campioni in Sir Oliver Lodge, ed essi ebbero nello stesso campo inglese un efficace alleato nel loro coetaneo William Ramsay, già noto per studi pregevoli, ma che non aveva ancora dato di sè le grandi prove che fanno oggi universalmente noto il suo nome.

Dopo di allora il successo della nuova scuola fu rapidissimo e trionfale; le opposizioni che da ogni parte si erano levate tacquero ben tosto quasi completamente, non scomparse tutte certo, ma più brontolate a bassa voce che espresse chiaramente e sostenute con argomenti obbiettivi. Le nuove teorie furono quasi subito introdotte anche nei libri di testo elementari e oggi hanno pervaso e trasformato tutti i rami della chimica.

Come italiani possiamo compiacerci che il nostro paese sia stato dei primi ad accogliere le nuove idee e che fino dai primissimi tempi si siano compiuti in questo campo importanti lavori, per opera specialmente di Paternò e di Nasini.

Le discussioni su questo argomento hanno però ripreso negli ultimi anni, sia dal punto di vista teorico che sperimentale. Un chimico fisico americano, il Kahlemberg, in base ad alcune misure di pressione osmotica, sarebbe giunto alla conclusione che la teoria di van ’t Hoff è insostenibile. Ma conclusioni così radicali non è certo possibile trarre da un così modesto materiale sperimentale ed i suoi stessi dati sono