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ste ultime nell’esperienza o nel calcolo. Infine studia le valocità di reazione colla temperatura.
Di qui passa alla considerazione degli equilibri chimici, considerati come il risultato di due processi inversi e prima si occupa degli equilibri omogenei nei gas e nelle soluzioni. Particolare attenzione rivolge poi agli equilibri eterogenei e specialmente a quelli che egli chiama sistemi condensati, ossia sistemi in cui non intervengono sostanze di composizione variabile come gas o soluzioni. Egli riconosce che in tal caso, invece di aversi come negli altri sistemi uno spostamento continuo dell’equililibrio, si ha un punto di trasformazione, al disotto del quale è stabile l’uno e al disopra l’altro dei due sistemi. Punti di trasformazione erano già da tempo noti fra modificazioni polimorfiche di una stessa sostanza, come fra lo zolfo rombico e il monoclino, ma l’autore generalizza questo concetto e mostra che si può estenderlo alla trasformazione reciproca di isomeri, ed ai sistemi di più sostanze, come alla disidratazione dei sali idrati, alla formazione e scomposizione di sali doppi e racemati ecc.
Passando poi allo spostamento degli equilibrii col variare della temperatura, egli annuncia per la prima volta il cosidetto principio dell’equilibrio mobile, che egli formula così: «ogni equilibrio fra due stati diversi della materia, si sposta per un abbassamento di temperatura, nel senso del sistema la cui formazione sviluppa calore». Come è ben noto, questo principio fu poco dopo generalizzato da Le Chatelier, estendendolo non alle sole variazioni termiche ma a tutte le alterazioni delle condizioni esterne ed interne dell’equibrio (pressione, stato elettrico, concentrazione ecc.). Esso suona allora così: «ogni azione esteriore produce su un corpo, o su un sistema, un cambiamento il cui senso è tale che la resistenza opposta dal corpo o dal sistema alla azione esteriore aumenta». Questo principio conserva tutta la sua importanza, anche accanto al secondo principio della termodinamica, perchè quantunque esso non permetta che conclusioni qualitative, tuttavia esso si può impiegare con successo per orientarsi sul senso in cui si verificherà un certo processo, sopratutto in quei casi in cui non si può applicare l’apparato matematico della equazione di Clapeyron o di altri simili formulazioni del secondo principio. Esso poi nella sua forma semplice e generale ad un tempo rimane facilmente impresso, dandoci