Pagina:Scientia - Vol. X.djvu/71


l'opera di j. h. van ’t hoff 63

qual punto non è raro udire o leggere affermazioni non soddisfacenti. Si dice talora che il merito dello scienziato olandese sta nell’avere ideato o introdotto il modello tetraedrico o nell’aver avuto per il primo la concezione della distribuzione spaziale degli atomi nella molecola.

Nulla di più errato, o almeno di più superficiale. Nel senso ora detto van ’t Hoff e Le Bel avevano avuto varî precursori.

Il modello tetraedrico era una conseguenza necessaria della concezione di Kekulé, ed egli stesso lo adoperava nella sua forma attuale, sia pure senza attribuirgli la portata che oggi gli diamo. E, come fu già detto, Wislicenus aveva affermata genericamente la necessità di ricorrere a configurazioni spaziali per spiegare certe isomerie. Ancora prima, nel 1869, Paterno aveva proposto di impiegare a tale scopo precisamente la disposizione tetraedrica. Non qui dunque risiede il merito di Le Bel e sopratutto di van ’t Hoff, ma bensì nell’avere avuto anzitutto l’idea geniale dell’atomo di carbonio asimmetrico, e nell’avere dopo un esame attento e rigoroso di tutti i fatti già noti, data subito alla teoria la sua forma definitiva, talchè si può dire di essa che nacque, come la classica Minerva, già armata dal cervello di Giove.

Ma nell’ulteriore sviluppo della dottrina da lui fondata, van ’t Hoff, a partire dal 1877, non prese più parte diretta e creativa. Bensì la seguì sempre con occhio attento e ne tracciò i progressi nelle successive edizioni dei suoi libri, tra i quali dobbiamo ricordare quello intitolato Dix années dans l’histoire d’une theorie, bel modello del come si possa trionfare con modestia.

Ma è tempo ormai di rifarsi al 1877, all’anno cioè in cui il nostro giovane eroe faceva il suo ingresso nella università di Amsterdam. Aveva esordito da tre anni, ne aveva 25, aveva fondato una disciplina che sarebbe bastata a mandarne il nome alla storia. Tutto l’immenso campo della chimica gli stava innanzi: il suo occhio non doveva mancare di scoprirvi nuove vie, che dovevano condurlo a trionfi anche maggiori.

Vi fu a questo punto un periodo di sosta nella sua produzione scientifica: forse dovuta alla perdita di tempo ne-