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Il socialismo parla così socialità ed opera personalità; questa coltiva, questa rinforza e acuisce; egli non fa che dare al lavoro le energie individualistiche del capitale, onde, come questo lotta contro il lavoro e contro altro capitale, così quello possa lottare contro il capitale e contro altro lavoro.

Nessuna meraviglia quindi che l’individualismo dei lavoratori intensificato nelle organizzazioni promosse dal socialismo finisse col rivolgersi contro lo Stato, dando origine ad una forma speciale del socialismo stesso: il sindacalismo economico-politico.

Lo Stato moderno nasce nei suoi ordini dalla teoria della sovranità popolare, una giustizia assoluta anch’essa, che divenne diritto in proporzione del sostrato storico suo e quindi della funzione storica, che poteva adempiere. La funzione sua fu di attribuire ad ogni singolo cittadino un valore politico pari a quello di ogni altro, salve le differenze ineliminabili dipendenti dalla varia forza individuale. La teoria giungeva a questo risultato in due modi l’uno all’altro connessi: concentrando ogni sovranità nello Stato; e facendo dello Stato un’associazione di tutti i singoli cittadini, la volontà della quale non poteva essere se non che la maggioranza delle volontà uniformi dei singoli soci ritenuti capaci di volere circa gli oggetti su cui l’associazione è per il suo statuto competente a deliberare. Il meccanismo elettorale-parlamentare serve all’accertamento di codesta maggioranza. In corrispondenza a questa sua funzione lo Stato parlamentare permise bensì le associazioni fra cittadini, ma a condizione che esse li lasciassero allo stato di singoli, di disgregati dinanzi a lui, a condizione cioè che l’associazione non divenisse così forte di mezzi materiali e morali da potere in qualche parte rendere la propria volontà pari o superiore di forza alla sua. Una sola associazione simile tollerò, perchè non poteva fare a meno: la Chiesa; e verso questa tenne necessariamente un contegno di sospetto e di difesa e continuò e continua a cercare ogni via per subordinarla a sè. A questa volontà dello Stato corrispose qualche tempo il fatto. Ma venne il nuovo socialismo. Questo seppe giovarsi della libertà d’associazione e della scarsa autonomia mentale e di volere dei lavoratori, che li rende eminentemente atti alla vita associativa, per stringere un gran numero di essi