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dominato dalla forza centripeta dei fatti, e quindi non sta o non resta entro l’orbita tracciata dall’applicazione dei procedimenti logici atti a determinare la loro realtà e misura, le loro leggi e le previsioni che queste concedono, ma è costretto a percorrere una linea diritta che si perde negli spazii infiniti, sotto l’impulso di un’energia indisciplinabile in abile procedente dal fondo degli istinti: l’energia dell’istinto religioso.

A questo tipo di religioni appartiene anche il socialismo. Ma vince tutte quelle che abbiamo menzionate, e le altre più di cui abbiamo taciuto, di forza. Esso è la più diffusa ed intensa manifestazione attuale del sentimento religioso. Per il suo contenuto sta in una medesima linea con certe idee religiose familiari a chiunque; quali sono l’esclusiva appartenenza all’uomo di un’anima razionale, la sua immortalità, la risurrezione dei corpi, il giudizio finale ecc. In questi concetti non abbiamo che altrettante negazioni di dolorose ineluttabili realtà di esperienza. Si nega con essi rispettivamente la parità della natura dell’uomo a quella dei bruti; la morte della personalità, quella dei corpi, l’ingiustizia. Anche il socialismo è la negazione di un male indistruttibile. Esso nega la povertà.

Questo fu intuito da molti. L’intuizione si esprime in quel considerarsi volgarmente il socialismo come equivalente al comunismo. Nel comunismo infatti e solo in questo la povertà scompare. Povero non è che uno che ha meno rispetto ad uno che ha più. E conviene quindi, perchè la povertà cessi, che cessi appunto il fatto dell’avere l’uno meno e l’altro più. Vero è che molti si professano e sono socialisti mentre non professano il comunismo e talora lo rinnegano apertamente. Costoro professano però un comunismo ridotto. Esigano, ad es., che ogni uomo abbia un minimo di mezzi di sussistenza, o che sia posta in comune la terra, o siano posti in comune i mezzi di produzione, sempre vogliono un meno, che è implicito nel totale voluto dai comunisti. Ma non è tanto per questo che sono tuttavia socialisti, quanto perchè essi vogliono il meno, per la stessa causa, per cui i comunisti vogliono il più, ossia perchè anch’essi negano la povertà. E se ciò non ostante si appagano del meno, ciò deriva soltanto dal chiamare essi in soccorso contro la causa che li spinge a volere il più, qualche altro principio che limita la forza della causa stessa, ma non la distrugge.