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26 | “scientia„ |
non si tratti di fenomeni elettro-magnetici — essi potranno trascurare addirittura il tempo impiegato dalla luce nel propagarsi. I due osservatori dovranno cominciare ad accordare i loro orologi. Qual’è la condizione di sincronismo?
Conveniamo che il tempo impiegato da un segnale luminoso che emana da A per arrivare in B, si misuri facendo la differenza tra l’indicazione dell’orologio in B, all’arrivo, e l’indicazione dell’orologio in A, alla partenza. E analogamente per un segnale che da B ritorni in A.
Allora la condizione affinchè i due orologi siano sincroni, è che il tempo impiegato dal segnale per andare da A a B, sia uguale al tempo impiegato dal segnale stesso per riflettersi in B e ritornare in A.
In tal modo, se lo spazio è popolato da miriadi di osservatori muniti di orologi sincroni e di adeguati mezzi di segnalazione, si potranno estendere dovunque le osservazioni temporali relative ad un luogo. E si avrà una misura del tempo indipendente dal luogo, ma dipendente dal sistema — le stelle lontane — rispetto a cui i nostri osservatori stavano fermi.
Sarebbe quasi quasi un tempo assoluto, se le stelle fossero assolutamente fìsse, nello spazio vuoto, immobile, che i filosofi dell’assoluto sanno concepire.
Ma la cosa comincia ad imbrogliarsi quando i due osservatori si muovono e vogliono porsi in relazione coi soliti segnali, giovandosi di due orologi sincroni nello spazio in quiete.
Invaginiamo la semplice disposizione seguente: I due osservatori si trovano coi loro orologi alle due estremità A, B d’una sbarra rigida rettilinea, la quale scorre con moto traslatorio uniforme lungo una retta, nella direzione AB. Un raggio luminoso, lanciato da A verso B, arriva in B più tardi di quando la sbarra era in quiete, perchè mentre il raggio va da A a B, il punto B sfugge nella stessa direzione. Invece un raggio luminoso lanciato da B, arriva in A più presto, perchè mentre il raggio s’avvicina ad A, il punto stesso A gli va incontro. Concludendo: quando i due osservatori sono in quiete le segnalazioni impiegano lo stesso tempo per andare da A a B o da B ad A, mentre quando i due osservatori si muovono, pur restando sempre rigidamente collegati, le segnalazioni impiegano nei due sensi tempi diversi. In tutto ciò è implicito il postulato fisico seguente (principio della costanza della velocità della luce): La luce si muove rispetto al sistema