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ipotesi e realtà nelle scienze geometriche 11


Ma non so resistere alla tentazione di riferire — sia pure a larghissimi tratti — le idee dell’illustre fisiologo von Cyon sulle tre dimensioni dello spazio.1

I canali semicircolari non hanno una funzione propriamente acustica, ma sono invece l’organo del senso di spazio (Raumsinn). Essi determinano tre piani, perpendicolari a due a due, che ci offrono un sistema..... spontaneo di coordinate cartesiane.

Nello spazio costruito per mezzo del sesto senso, noi proiettiamo tutte le sensazioni provenienti dagli altri cinque. La proiezione non è più possibile quando le sensazioni — per anormalità funzionali o per lesioni anatomiche — non si trovino più d’accordo. Le vertigini, p. e., non sono che l’effetto del disaccordo tra il senso visivo ed il senso di spazio.

Non mancano documentazioni sperimentali dirette a suffragare questa teoria singolare. I piccioni viaggiatori che, come tutti sanno, posseggono così squisito il senso di spazio, lo perdono coll’asportazione dei canali semicircolari; e le rane, dopo un’operazione meno radicale, che faccia loro grazia d’un canale per orecchio, posson muoversi soltanto in direzione di un asse.

Questi son fatti; ed io non vo’ contestarli. Ma occorre osservare che l’organismo vivente non è un edificio dal quale si possa togliere impunemente qualche mattone. Come è infatti possibile di circoscrivere sicuramente le conseguenze fisiologiche d’una lesione anatomica?

Un senso più imbarazzante di perplessità, ce lo danno invece i topi danzanti giapponesi, studiati dal Eawitz e dal Cyon. Questi topi non hanno che una coppia di canali semicircolari normalmente sviluppati. Eccoci dunque di fronte ad organismi sui quali si può sperimentare la teoria, senza vivisezioni. Ebbene, questi graziosi animaletti manifestano la loro concezione unidimensionale dello spazio, girando rapidamente in circolo, come fanno i ragazzi, con questa sola differenza: che invece di tenersi per mano, atterrano ciascuno il naso sotto la coda del precedente. Gli è che i poveretti non posson muoversi in linea retta. Ma v’ha di peggio: essi non riescono

  1. E. von Cyon, Das Ohrlabyrinth als Organ der Mathematischen Sinne für Raum und Zeit; Springer, Berlin, 1908. Ivi si troveranno citati anche i lavori precedenti dell’A. sullo stesso argomento.