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le teorie sulla immunità 63


Nel meccanismo di queste due forme di immunità sussiste dunque la differenza che, nel primo caso, le antitossine sono elaborate nell’animale stesso, che diviene immune, in conseguenza di una reazione dei suoi tessuti (e perciò questa forma si chiama attiva); mentre nel secondo caso le sostanze antitossiche vengono dall’esterno fornite all’animale, il quale si comporta passivamente, poichè la neutralizzazione avviene in esso, come avverrebbe in vitro.

Un’altra differenza però, che ha anche grande interesse pratico, è la seguente. L’immunità attiva, che dipende da alterazioni e cangiamenti del metabolismo di certi tessuti, è caratterizzata da una grande stabilità e può durare mesi ed anni. Al contrario la immunità passiva è sempre di breve durata, poichè le antitossine introdotte nell’animale presto scompaiono dal suo organismo perchè vengono eliminate per gli emuntori o perchè subiscono l’opera trasformatrice e distruttiva dei tessuti, nè se ne rinnova la produzione.

Al contrario la insensibilità alle tossine comparisce molto più rapidamente nel caso dell’immunità passiva, che non quando l’animale venga vaccinato attivamente, e ciò si comprende con facilità, se si pensa che, nel primo caso, le antitossine son già pronte, nel secondo debbono venire elaborate dall’organismo vaccinato. Quindi se vi è bisogno di produrre una immunità rapida (come per es. quando il medico debba provvedere subito alla protezione di individui, che si sono già esposti ad un contagio) è bene usare un siero come mezzo vaccinale, se invece non vi è fretta per produrre la resistenza contro una infezione, è meglio applicare i metodi che valgono per stabilire una immunità attiva e duratura.

Dovrei ora accennare a quanto si è trovato e discusso sulle leggi che governano le azioni delle tossine e delle antitossine, ma questo argomento rientra nella dottrina generale dei sieri specifici e di esso mi occuperò in un prossimo articolo.

Napoli, Università, Istituto di patologia generale.