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“la filosofia e la classificazione ecc.„ 383


Ora questa libertà positiva viene a mancare quando il giovane che si affaccia agli studii trova dinnanzi a sè segnate alcune strade dalle quali non può allontanarsi sotto pena di vedersi precluso l’adito alle professioni, o perfino ad una laurea; e similmente questa libertà diventa illusoria quando colui cbe vuol profittare dei mezzi di studio provvisti dalla società nei laboratorii scientifici o vuole aspirare ad un qualsiasi compenso delle sue fatiche, viene legato ad una rigida classificazione del sapere, che si traduce in certi aggruppamenti di prove innanzi a giudici distinti. Perfino colui che ha superato tutte le prove e guadagnato alfine l’agognata libertà di pensare all’infuori di limiti prefissati, vede ferita la sua indipendenza dal peso dell’opinione intollerante che gli rimprovera di sprecare tempo e fatica in lavori non produttivi!

Eppure se vi è lavoro massimamente produttivo alla Scienza è quello appunto che mira a colmare le lacune della classificazione comune, quello che cerca rapporti nuovi fra rami del sapere generalmente divisi, e promuove l’associazione di certe attitudini per aprire vie originali alla ricerca del vero. Il progresso scientifico richiede infatti due condizioni correlative in rapporto ai metodi e ai resultati: questi debbono svestirsi quanto è possibile di ogni carattere individuale per diventare al massimo grado comunicabili; quelli debbono atteggiarsi nel modo più vario, conformemente alla diversità degli spiriti umani. La collaborazione nel prodotto esige l’individualità della ricerca, la quale in ultima analisi inerisce alla costruzione libera delle immagini, che ciascun ricercatore coordina attorno alla propria rappresentazione metafisica del mondo. La libertà del pensiero — così intesa — è la fiamma interiore che innalza il valore della persona e vivifica l’albero della Scienza.

L’unità della Scienza e l’intuizione filosofica.

Dalle considerazioni che precedono la classificazione delle scienze viene illuminata nel suo aspetto pratico, secondo una veduta sociale. La pretesa giustificazione razionale della gerarchia positivistica appare così, non soltanto errata come