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“la filosofia e la classificazione ecc.„ 377

la serie degli hiatus che s’incontrano nella trattazione meccanica delle scienze; sicché il contingentismo francese, che si impersona nel nome di Emilio Boutroux, potrà elevare sulla base del positivismo una nuova metafisica, che ci rappresenta la realtà come una serie discontinua di dati.


Altre classificazioni subordinate a diverse rappresentazioni metafisiche.

Il carattere arbitrario e convenzionale della classificazione positivistica si può mettere meglio in luce se, al posto della metafisica meccanica soggiacente ad essa, si pone un’altra rappresentazione rispeetto a cui le scienze vengano ordinate.

Qui ha luogo l’osservazione che ognuna delle grandi scienze fondamentali, distinte nella gerarchia positivistica, può essere presa come principio di coordinamento dello scibile.

Anzitutto — come già abbiamo accennato — la subordinazione della Fisica alla Meccanica è stata invertita ai nostri giorni colla teoria elettro-magnetica dell’universo, che assume come dato primitivo il fenomeno elettrico e vuol dedurre tra l’altre anche le proprietà del movimento dei corpi, in ispecie l’inerzia.

In modo affatto simile si può pensare che un giorno sorga una metafisica chimica, che prenda come fatti primitivi le azioni e reazioni, o certe azioni o reazioni fra i corpi, e tenti di dedurne la costruzione del mondo.

Ma siffatte rappresentazioni non perturbano ancora gravemente il concetto positivistico dell’ordine delle scienze, ed invero esse sono semplici varianti della metafisica materialistica.

Ben diverso è il caso per riguardo ad una metafisica, opposta al materialismo, come è l’idealismo assoluto. Se si pone come dato primitivo il pensiero, e con questo si tenta di ricostruire la realtà, tutte le connessioni fra i rami del sapere appaiono radicalmente mutate.

Per ben comprendere il valore di questa veduta, relativamente alla classificazione delle scienze, giova prescindere dalle esigenze etico-religiose dei sistemi idealistici, e considerare in essi soltanto la tendenza a contemplare il sapere, nella sua genesi, come prodotto del pensiero. Resta allora