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la dottrina degli anticorpi | 309 |
sostanze tossiche, e in adatte miscele di siero e di veleno i corpuscoli rossi rimangono inalterati.
E così, in egual modo, si sono ottenuti anticorpi verso tutti quei veleni, di fronte ai quali l’organismo animale può raggiungere uno stato di immunità.
Anzi la caratteristica di produrre antitossine è quella che meglio serve a definire la natura di certi veleni, i quali, soltanto in questo caso, possono ricevere il nome di vere tossine. Così sono ora considerate come tossine il veleno del rospo, il veleno dei ragni e degli scorpioni, perchè si è riusciti ad ottenere i loro corrispondenti anticorpi. Invece sotto la azione di veleni, per i quali si stabilisce negli animali un vero mitridatismo, cioè una semplice abitudine, non si producono antitossine. Così non esistono anticorpi contro l’alcool, contro l’arsenico, contro la nicotina, contro la morfina etc.
Praticamente la preparazione dei sieri antitossici si fa iniettando negli animali, a intervalli convenienti, dosi sempre crescenti di tossine. È necessario attendere tra un’iniezione e l’altra che l’animale si sia ristabilito dalla intossicazione. Non importa iniettare tossine allo stato di purezza: per es. per la preparazione dei sieri curativi si usa introdurre negli animali i filtrati intieri di culture in brodo.
Quali animali produttori di siero si scelgono quelli e che hanno una mole sufficiente e che d’altra parte posseggono normalmente un siero sprovvisto di qualsiasi proprietà tossica ed emolitica per l’organismo che deve ricevere il siero curativo. In generale si usano i cavalli, che appunto forniscono un siero eccellente, sebbene vi siano differenze individuali fra cavallo e cavallo, le quali fanno sì che non siano egualmente efficaci i sieri ricavati da diversi animali, anche se trattati nell’identico modo.
Quando l’animale è convenientemente immunizzato (e da esperimenti di prova negli animali si può acquistare la convinzione che il suo siero è attivo) si pratica un abbondante salasso, si lascia coagulare il sangue, si separa il siero dal coagulo e si distribuisce questo in bottigliette che vengono serbate per l’uso.
Naturalmente tutte queste operazioni vanno fatte con grandissime precauzioni di sterilità, in modo da esser sicuri che nessun germe penetri nel siero e possa poi alterarlo o renderlo pericoloso, quando debba essere iniettato nell’ammalato.