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di eudosso, di callippo e di aristotele 29

Sole anche una sfera, per spiegare il moto in latitudine. Un’opinione la quale aveva a sostenitori Eudosso e Callippo, i primi astronomi del loro tempo, dovea facilmente divulgarsi, come ne fa fede il plesso di Attalo. Essa trovò un primo e valente contradditore in Ipparco, il quale nell’opera citata ne fa una critica acerba, e forse anche eccessiva. Ipparco nota, che le osservazioni solstiziali fatte al gnomone non manifestano alcun moto del Sole in latitudine, e che le eclissi di Luna calcolate dagli astronomi del suo tempo, senza tener conto di quel moto, verificavano esattamente le predizioni, non differendo la grandezza osservata dalla calcolata, che di due digiti al più, ed anche questo raramente1. Ciò malgrado, troviamo notizie dell’ipotetica nutazione presso scrittori anche molto più recenti d’Ipparco. Plinio, descrivendo nel secondo libro della Storia naturale la diversa inclinazione del corso dei pianeti rispetto all’eclittica2, così s’esprime rispetto al Sole: «Sol deinde medio (signifero) fertur inter duas partes flexuoso draconum meatum inæqualis:» colla qual fantastica combinazion di parole intende dire, che il Sole descrive una linea sinuosa in mezzo allo zodiaco, scostandosi dall’eclittica di un grado da ambe le parti. Questo è reso anche più manifesto dalle parole che vengono dopo: «Martis stella, quatuor mediis: Iovis media et super eam duabus, Saturni duabus, ut Sol». Fra i numerosi autori, dai quali Plinio tolse il materiale pel suo libro secondo, è impossibile indovinare quello, da cui ha potuto aver origine questa notizia.

Ma una teoria completa sulla nutazione dell’orbe solare si trova presso Adrasto Afrodisiense, filosofo peripatetico e matematico, il quale viveva verso la fine del primo secolo, o verso il principio del secondo secolo di Cristo, giusta quanto congettura H. Martin3. Copiosi estratti di un suo libro sull’astronomia formano la maggior parte del libro di Teone Smirneo, pubblicato nel 1849 dallo stesso Martin con dottissimo

  1. Hipparchi, in Phœn. Arati, pp. 198-199 dell’Uranologio. Questa testimonianza non sospetta è passata probabilmente inavvertita da coloro, i quali sostengono, che prima d’Ipparco non v’era astronomia in Grecia.
  2. Plinii, Hist. Mundi, lib. II, c. 16.
  3. H. Martin, Dissertatio de Theonis Smyrnaei astronomia, premessa all’edizione qui sopra citata di Teone, p. 74. Teone sembra fosse di poco ad Adrasto posteriore.