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26 le sfere omocentriche

Eudosso attribuiva alle quattro stagioni una uniforme durata di 91 giorni, eccettuato l’autunno, a cui ne assegnava 92, per aver un totale di 365 giorni in tutto l’anno.

Ma la circostanza più singolare e più degna di notizia, che si presenta nella teoria solare d’Eudosso, è la distinzione che in essa si stabilisce fra il piano fisso dell’eclittica e il piano, ivi supposto mobile, dell’orbita solare annuale. Il piano di quest’orbita si suppone, come quello dell’orbe lunare, inclinato d’un piccolo angolo costante sul piano dell’eclittica; ed ai suoi nodi, cioè alle sue intersezioni coll’eclittica, si deve attribuire, giusta Eudosso, un lento movimento secondo l’ordine dei segni. Gli storici dell’astronomia non hanno prestato sufficiente attenzione a questa ipotesi; da altri non fu interpretata bene, e fu scambiata col fenomeno, assai diverso, della precessione degli equinozi. È dunque importante considerare con qualche esattezza questo punto, per togliere l’oscurità in cui si trova ancora avviluppato. Per agevolezza del discorso daremo al fenomeno il nome di nutazione dell’orbe solare.

Simplicio (§ 2) assegna la ragione per la quale Eudosso introdusse la terza sfera del Sole, la quale produce quella nutazione: «Ad Eudosso, egli dice, ed a quelli che furono prima di lui1, pareva il Sole moversi di tre movimenti, cioè di quello che segue la rivoluzione delle fisse, di quello che conduce in senso opposto per i dodici segni, e d’un terzo movimento laterale rispetto al circolo mediano dello zodiaco; il qual ultimo fu concluso da questo, che il Sole nei solstizi estivi ed invernali non sorge sempre dal medesimo luogo dell’orizzonte»2. Apprendiamo da ciò, che già astronomi anteriori ad Eudosso supponevano nel Sole una divagazione nel senso della latitudine, e una variazione dei punti in cui suc-

    De Ostentis di Giovanni Lido, pubblicata da Teubner, Lipsia 1863, pp. LIX, e 273-275. Si usa chiamarlo papiro d’Eudosso, perchè contiene scritto a tergo un acrostico di dodici versi, dei quali le lettere iniziali formano le parole Εὐδόξου Τέχνη, Ars Eudoxi. Secondo l’opinione di Boeckh e di Mommsen (vedi Boeckh e Wachsmuth nei luoghi citati), questo curioso avanzo dell’antichità sarebbe come uno di quei quaderni, che i Tedeschi chiamano Collegienhefte, nei quali gli studenti usano scrivere bene o male quanto voglion ritenere delle lezioni dei professori. Esso è infatti pieno di errori, e redatto senza ordine alcuno.

  1. Εὐδόξῳ καὶ τοῖς πρὸ αὐτοῦ.
  2. ... καὶ γὰρ καὶ τοῦτο κατείληπτο ἐκ τοῦ μὴ κατὰ τὸν αὐτὸν ἀεὶ τόπον ἐν ταῖς τροπαῖς ταῖς θεριναῖς καὶ χειμεριναῖς ἀνατέλλειν.