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354 studi greco-indiani

ora si deve leggere κύκλος, ora κέντρον1, cosi che questo doppio significato del kendra nulla prova contro la sua derivazione dal greco2. Veramente ha la greca lingua colla sanscrita tal parentela d’origine, da render possibile anche questa similitudine di vocaboli senza ammettere una posteriore comunicazione; ma qui sembra necessario supporre questa comunicazione. Il greco κέντρον significa originariamente una punta, onde si può senza violenza estenderne il significato al punta o foro fatto con quella. Al contrario, non si conosce alcuna derivazione dell’indico kendra. Simile è il caso di liptà o liptikā3, nome del minuto, del quale nel sancrito non si conosce l’origine, mentre senza difficoltà vi si riconosce il greco λεπτὸν, frazione, originariamente il rotto o il ritagliato. Meno dubbia ancora è l’origine greca dei nomi delle costellazioni zodiacali notati fin dal 1827 da Whish presso Varâhamihira; e di altre parole, come trikona — τρίγωνος, jàmitra — διάμετρον, hibuka — ὑπογεῖον, ecc.4.

Con questo sembra dimostrato, che interpolazioni greche occorrono nel Surya-Siddhânta, e lo stesso è certamente provato rispetto a Varâhamihira. Il che non vuol poi significare, che prima non abbia già esistito un’astronomia indiana. Al contrario, nessuno ne nega l’esistenza; tutta la questione si risolve in questo, che alcuni credono indigena quell’astronomia primitiva, altri la vogliono derivare dalla China, ed altri finalmente, ai quali noi volentieri ci associamo, dalla Babilonide. Da quest’ultimo luogo certamente derivano le frazioni sessagesimali tanto degli Indiani che dei Greci; cosicchè, a dirla subito, dall’uso comune di quelle frazioni nulla si potrebbe arguire rispetto ad una comunicazione diretta fra Greci ed Indiani.

Qual’è l’epoca di quel libro più antico, del Surya-Siddhânta? A questo dobbiamo dar la risposta, che tante volte occorre nelle questioni di cronologia indiana: non lo sappiamo

  1. Heronis Alexandrini, Geometricorum et Stereometricorum reliquiae (ed. Hultsch, Berlin, 1864).
  2. Una assai notevole analogia oltre anche il noto trattato di Giovanni Widmann da Eger, nel quale occorre questo passo: «Das centrum das ist die Zall dia do ist von centrusz bisz in winckel». (Il centro è il numero esprimente la distanza che vi è dal centro fino all’angolo).
  3. Surya Siddhânta, p. 158.
  4. weber, Literaturgesch., p. 272.