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astro-meteorologici degli antichi 255

notevole progresso rispetto all’ottaeteride d’Arpalo. Enopide fu altresì osservatore; scrisse sulle cause dell’inondazione del Nilo, e sul calore interno della Terra. Il suo nome è registrato da Plinio fra gli autori di astrometeorologia da lui consultati1.

Il periodo di 59 anni ebbe la sua fase di celebrità; da vari scrittori è nominato come rappresentante del grande anno cosmico, e come tale fu adottato altresì da Filolao di Taranto (430), celeberrimo Pitagorico, le cui speculazioni sulla struttura dell’universo hanno tanta importanza nella storia dell’antica astronomia. Ma la divisione da lui adottata di questo periodo, anzi che presentarsi come risultato di nuove e diligenti osservazioni, deriva da una ingegnosa, benchè poco felice, applicazione delle proprietà misteriose dei numeri, delle quali, come è noto, la setta Pitagorica fece tanto abuso. Filolao cominciò per stabilire, che l’anno solare dovesse essere di 364 ½ giorni, durata assai più lontana dal vero, che quelle di Arpalo e di Euopide; e perchè l’abbia fatta tale, vedremo subito. Cinquautanove di tali anni gli davano giorni 21505 ½, i quali egli ripartiva in 729 lunazioni di 29 ½ giorni ciascuna. Con queste egli formava 38 anni comuni di 12 lune, e 21 anni intercalari di 13 lune.

Quanto fosse errato questo computo rispetto ai periodi veri del Sole e della Luna si può vedere, notando che per noi 59 anni solari danno giorni 21549,3 e 729 lune danno giorni 21527,8; mentre Filolao ne contava soli 21505 ½. Ma dal punto di vista Pitagorico il mondo doveva essere regolato secondo i misteri dei numeri; e sotto tale riguardo il grande anno filolaico era veramente maraviglioso. Poichè il numero delle sue lunazioni, cioè 279, era il quadrato del numero 27, che esso stesso è il cubo del sacro numero 3. Il numero 364 ½ dei giorni contenuti in un anno godeva poi di analoga proprietà. Contando infatti come unità separata di tempo la parte chiara del giorno e la notte scura come un’altra unità (siccome è prescritto dalla natura stessa delle cose), il numero di tali unità diurne e notturne contenute in un anno riusciva il doppio di 364 ½, cioè di nuovo 729, cubo-quadrato di 3; onde questo risultava tanto dal Sole, quanto dalla Luna. Quali

  1. Sul viaggio di Enopide in Egitto e su quanto ivi i sacerdoti dicevano aver egli imparato della teoria del Sole: vedi Diodoro I, 96 e 98.