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astro-meteorologici degli antichi 251

credeva sorgesse e tramontasse il Sole; il che aveva dato origine all’antichissimo mito geografico degli Etiopi orientali ed occidentali, abitanti le plaghe estreme del disco terrestre verso levante e verso ponente.

Fu in questo intervallo di tempo (550-450) che nacquero le prime specole astronomiche e meteorologiche. Quei nobili ingegni, veramente degni del nome di filosofi, fin da principio non avevan dubitato della necessità di stabilire lo studio della natura sull’accurata osservazione dei fatti. L’incessante vicenda dei moti celesti e dei fenomeni atmosferici domandava uno studio diligente e costante; nè mancarono persone, che a tale studio consacrassero per anni ed anni la loro vita. Le loro specole eran tutte in luoghi elevati; perchè da esse si doveva dominare un orizzonte libero, che permettesse di ben fare le essenzialissime osservazioni del levare e dell’occaso mattutino e vespertino delle stelle. Sono a noi pervenuti i nomi di Matriceta da Metimna nell’isola di Lesbo, il quale osservava sul vicino monte Lepetinmo; di Cleostrato da Tenedo (520), che aveva la sua specola sul monte Ida di Troade; di Faino Ateniese (450), che l’aveva presso Atene sul monte Licabetto; di Anassagora Clazomenio (500-430), che prima d’insegnare in Atene aveva da giovane osservato sul monte Mimas, poco discosto da Clazomene sua patria. L’idea di seppellire le specole tra il fumo, la polvere, e il fracasso delle città popolose è tutta moderna.


V. Primi studi sul grande anno e sui cicli lunisolari; Cleostrato, Arpalo, Enopide, Filolao; Democrito e il suo Parapegma.


Il concetto fondamentale di una connessione reciproca di tutte le parti della natura fu la sorgente da cui derivarono per più secoli tutte le indagini fatte dai Greci per giungere ad intendere l’andamento dei fenomeni atmosferici e a prevederne le vicende per l’avvenire. Data infatti tale connessione, e supposto (come allora si doveva) che le appiarenze degli astri e delle meteore abbiano sede comune, o almeno sedi vicine, nelle regioni superiori; era ovvio concepire l’idea, che tali apparenze dovessero essere fra loro collegate nelle cause e nel modo d’azione. Nè a questa conclusione si opponevano i fatti comunemente conosciuti; l’influsso del Sole e del suo annuo