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nuove considerazioni 223

di maggiore intensità di calore, molto maggiore aumento di quest’intensità deve produrre l’azione complessiva di tutte le altre stelle1.

Quindi segue che non dobbiamo interpretare il κατακρατεῖσθαι come se l’influsso di Sirio fosse superato dall’influsso contrario delle altre stelle; invece è da intendere, che l’influsso di Sirio come stella unica, è tanto dominato dalla somma di tutti gli influssi uguali al suo delle altre stelle, da non contare per niente. Leggasi con attenzione tutto il Capitolo XIV di Gemino, e si vedrà che la cosa non può essere intesa diversamente.

Rispetto alle qualificazioni πύρινα, αἰθέρια sarà utile ricordare che ai tempi di Gemino due erano le opinioni predominanti fra i fisici sulla natura delle stelle. Gli uni con Platone e con la maggior parte dei filosofi più antichi le supponevano di natura ignea: gli altri con Aristotele e con Posidonio le supponevano formate dal quinto elemento, cioè dall’etere2. Quando pertanto Gemino dice che gli astri possono essere, o di natura ignea, o di natura eterea, non dobbiamo intendere che parte di essi sian dell’una e parte dell’altra natura, ma che tutti sono dell’una o tutti dell’altra; e quando si dice tutti, s’intende compreso anche Sirio: ὁ γὰρ ἀστὴρ οὗτος τῆς αὐτῆς οὐσίας κεκοινώνεκε πᾶσι τοῖς ἄστροις. Non si pone qui alcuna diversità di natura o d’influssi, anzi si afferma con forza che una tale diversità non esiste.

Finalmente è da notare, che le parole πύρινος, αἰθέριος non possono aver alcuna relazione col colore rosso o bianco delle stelle. Infatti se così fosse, ne dovremmo concludere che a Platone le stelle sembravan tutte rosse, e che Aristotele e Posidonio ignoravano l’esistenza di stelle non bianche; delle quali cose la prima è assurda, la seconda inverosimile.

Nulla dunque il Capitolo XIV di Gemino ci può insegnare rispetto al colore di Sirio.

  1. Ciò risulta indicato manifestamente da Gemino nel progresso del suo discorso: Quod autem haec stella non sit causa intensionis aestuum, ex iis quae dicentur erit manifestum. Primum enim saepe cooriuntur cum Sole et plures et maiores stellae, et nullam efficiunt sensibilem varietatem, sed interdum in ortibus et occasibus earum tempestates fiunt, et venti frigidi spirant, tanquam hi ortus et accasus nihil conferant ad intensionem aestuum.
  2. Vedi su ciò Diels, Doxographi Graeci: Berolini, 1879, pp. 341-343 e 466.