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nuove considerazioni 219


Non è necessario che io attesti qui il mio completo assenso alle dichiarazioni sopra esposte dal nostro illustre collega. Un’altra ragione per cui tre volte Omero è stato condotto a comparare con Sirio il scintillare delle armature di quei guerrieri, parmi si possa dedurre agevolmente dal secondo e dal terzo dei passi sopra addotti, dove si fa particolare menzione della maligna influenza della stella. Quando il poeta chiama Sirio stella funesta (οὔλιος ἀστήρ) e di cattivo augurio (κακὸν δέ τε σῆμα τέτυκται) egli vuole, secondo ogni apparenza, indicare che quel scintillìo annunziava grande sciagura agli avversari che loro stavan di fronte. Il poeta, che secondo Orazio nil molitur inepte, avrebbe certamente accennato al colore, se al colore avesse posto mente nel fare quelle comparazioni.

Ma concediamo pure, che qui si tratti veramente di color rosso. Nel primo dei passi surriferiti Omero dice espressamente che Sirio è più luminoso quando si è lavato nelle acque dell’oceano. Questa, come giustamente osserva il dott. See, è una pura illusione dovuta alla maggior forza con cui le stelle scintillano presso l’orizzonte; l’agitazione della stella fa parere più intenso il suo fiammeggiare, qualunque del resto sia il suo colore. Adunque nella mente del poeta, Sirio si mostrava nella massima magnificenza al suo levare, cioè nel tempo appunto, in cui può apparire effettivamente rosso anche a noi in conseguenza dell’assorbimento atmosferico. Le comparazioni di Omero si riferirebbero in ogni caso a questo speciale aspetto della stella e nulla proverebbero circa il suo colore vero, quale prossimamente appare intorno alla culminazione nei nostri climi.

Concludiamo dunque, che in questi passi dell’Iliade tutto si può ragionevolmente spiegare senza ammettere che Sirio ai tempi d’Omero avesse un colore diverso dal presente.

VIII. SIRIO, STELLA ARDENTE.

All’epoca d’Omero (che supponiamo precedesse di circa nove secoli l’èra volgare) e sotto il parallelo della Grecia, Sirio usciva dai raggi solari e cominciava ad essere visibile al mattino circa 25 giorni dopo il solstizio estivo, nella stagione che secondo il nostro calendario corrisponderebbe alla metà di luglio. Nel primo e secondo secolo di Cristo la medesima