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nuove considerazioni 217

Iliade XXII, vv. 25-32:

Τὸν δ´ ὃ γέρων Πρίαμος πρῶτος ἴδεν ὀφθαλμοῖσι
παμφαίνονθ´ ὥς τ´ ἀστέρ´ ἐπεσσύμενον πεδίοιο,
ὅς ῥά τ´ ὀπώρης εἶσιν, ἀρίζηλοι δέ οἱ αὐγαὶ
φαίνονται πολλοῖσι μετ´ ἀστράσι νυκτὸς ἀμολγῷ,
ὅν τε κύν´ Ὠρίωνος ἐπίκλησιν καλέουσι.
λαμπρότατος μὲν ὅ γ´ ἐστί, κακὸν δέ τε σῆμα τέτυκται,
καί τε φέρει πολλὸν πυρετὸν δειλοῖσι βροτοῖσιν·
ὣς τοῦ χαλκὸς ἔλαμπε περὶ στήθεσσι θέοντος.

Monti V, vv. 4-9:

Lampi gli uscian dall’elmo e dallo scudi
D’inestinguibil fiamma, al tremolio
Simigliante del vivo astro d’autunno,
Che levato nel mar splende più bello.
Tal mandava dal capo e dalle spalle
Divin foco l’eroe.

Id. XI, vv. 84-90:

Maestoso fra tutti Ettor si volve
Coll’egual d’ogni parte ampio pavese.
E qual di Sirio la funesta stella
Or senza vel fiammeggia ed or rientra
Nel buio delle nubi, a tal sembianza
Or nelle prime file, or nell’estreme
Ettore comparia.

Id. XXII, vv. 30-40:

                                        ...Primo lo vide,
Precipitoso correre pel campo
Priamo, e da lungi fogolar, siccome
L’astro che Cane d’Orion s’appella,
E precorre l’Autunno; scintillanti
Fra numerose stelle in densa notte
Manda i suoi raggi; splendissim’astro,
Ma luttuoso e di cocenti morbi
Ai miseri mortali apportatore.
Tal del volante eroe sul vasto petto
Splendean l’armi.