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Sirio si chiamava già ai tempi d’Esiodo la fulgida stella, che tiene il primato nella costellazione del Gran Cane, ed è collocata nella bocca della figura. Di essa, come di un astro poderoso per il suo splendore e per le sue influenze parlava anche prima Omero, descrivendo il presentarsi d’Achille all’ultima pugna con Ettore (Iliade, Monti XXII. vv. 30-38):
....Primo lo vide |
Questa stella è stata sempre, così dagli antichi, come dai moderni, stimata la più brillante del cielo. Scrive Igino nella sua opera sulle costellazioni e sul loro significato mitologico1: Canis habet in capite stellam alteram, quam Isis suo nomine statuisse existimatur, et Sirion appellasse propter flammae candorem, quod eiusmodi sit, ut prae ceteris lucere videatur. E Manilio nel suo poema astrologico (libro 1, vv. 417-418) dice di Sirio comparato alle altre stelle:
Cetera vincuntur specie, nec clarius astrum |
- ↑ Hygini, Astronomica, recensuit B. Bunte. Lipsia, 1875. Lib. II, c. 35.