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172 origine del sistema planetario eliocentrico

comune delle orbite dei cinque pianeti minori nel Sole, la Terra rimanendo centro dell’universo, della rivoluzione mensile della Luna, e della rivoluzione annua del Sole stesso; e si arrivò allo schema oggi detto di Ticone. Eraclide Pontico vi aggiunse di proprio la rotazione della Terra intorno al suo asse.

V. - Da questa fase delle deduzioni era ovvio arrivare all’idea copernicana, attribuendo la quiete al Sole ed ai centri delle orbite planetarie, e la circolazione annua alla Terra. Tale passo definitivo si compiè ancora durante la vita di Eraclide Pontico, il quale ce ne ha conservato memoria; e forse fu compiuto da Eraclide stesso. — Ma per ragioni che ora non siamo più in grado di apprezzare, Eraclide non adottò questo modo di vedere; e lo considerò soltanto come un’ipotesi teoretica, capace di dare una spiegazione sufficiente delle anomalie planetarie, ed equivalente a quella, che si poteva dedurre dalla sua ipotesi propria.

VI. - Ad Aristarco di Samo si deve il vanto, non solo di aver riconosciuto l’eccellenza del concetto copernicano, ma ancora di averlo adottato come ipotesi sua propria; e di averne pubblicata la spiegazione e le dimostrazioni in iscritti espressamente consacrati a questo argomento. Anch’egli, come Eraclide, ha dovuto esser condotto al sistema eliocentrico del mondo dalla necessità di porre noi centro delle orbite celesti, non già punti ideali e vuoti d’ogni entità fisica (come si fece più tardi), ma i corpi allora considerati come i più importanti dell’universo, quali la Terra (centro alla rivoluzione della Luna), ed il Sole (centro alla rivoluzione della Terra e dei cinque pianeti). Le orbite da lui adottate erano tutte circoli concentrici al Sole, punto centrale dell’universo; ad eccezione di un solo epiciclo, descritto dalla Luna intorno alla Terra e con essa aggirantesi di moto annuo intorno al Sole.

VII. - La difficoltà di far prevalere nell’opinione universale la mobilità della Terra contro i dogmi ritenuti per indiscutibili dai Platonici, dai Peripatetici, e poco dopo anche dagli Stoici, non permise che le idee di Eraclide e di Aristarco portassero i loro frutti. Quando i matematici finirono per convincersi, che le ipotesi d’Eudosso e di Callippo erano insufficienti a salvare i fenomeni, si diedero ad escogitare nuove ipotesi, che non contradicessero ai placiti delle scuole dominanti. A tale scopo essi abbandonarono il principio, tenuto fermo fin allora, che ogni circolazione di un astro dovesse