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166 origine del sistema planetario eliocentrico

probabile che il sistema di Eraclide Pontico fosse semplicemente quello di Ticone; anzi più perfetto che quello di Ticone in ciò, che Eraclide ammetteva la rotazione della Terra, mentre Ticone la respingeva

50. La sola obbiezione che si possa fare a tal modo di vedere è, che degli scrittori, i quali ci hanno trasmesso qualche cenno del sistema di Eraclide1 nessuno fa parola della applicazione del moto eliocentrico ai pianeti superiori; anzi Calcidio parla soltanto di Venere, e tace di Mercurio. Io farò osservare che nel sistema ticonico le orbite dei pianeti superiori avviluppano la Terra come in qualsiasi altro sistema geocentrico. Che poi i circoli da loro descritti fossero eccentrici, era una nozione già troppo speciale perchè scrittori di quel genere avessero a farsene carico. Il solo Adrasto avrebbe potuto trovar opportuno di esporre le cose con qualche precisione. Ed infatti egli non tace dell’ipotesi degli eccentri mobili, che i pianeti superiori descrivono nel sistema ticonico; soltanto lo fa in modo confuso e disordinato, e sembra che egli stesso non ne avesse notizia precisa e completa. Inoltre il suo compendio di astronomia non ci pervenne intiero, ma in molti luoghi mutilato da Teone Smirneo. Ambidue poi, Adrasto e Teone, potevano avere le loro buone ragioni per non far conto alcuno delle ipotesi eraclidee circa i pianeti superiori. L’uno e l’altro erano fautori dell’ipotesi delle sfere cave concentriche all’universo, portanti nella loro grossezza una sferetta solida destinata a funzionare come epiciclo. Ora se per i due pianeti inferiori il sistema ticonico può adattarsi benissimo all’ipotesi suddetta, come Teone dimostra sulla falsariga di Adrasto2; lo stesso non si può dire dei tre superiori, per i quali tale adattamento è impossibile. Infatti nel sistema ticonico possono due pianeti diversi arrivare alla medesima distanza dalla Terra;

  1. Questi scrittori sono: Vitruvio, De Architectura, IX, 4; Teone Smirneo, De Astronomia, ed. Martin, pp. 296 e 297; Sc, Comm. in Somn. Scip. I, 19; Marziano Capella, De nuptiis Philol. et Mercurii, lib. VIII; Calcidio, Comm. in Timaeum Platonis, c. 109. Inoltre in un passo di Plutarco, De animae procreatione in Timaeo, c. 32, si mettono il Sole, Mercurio e Venere alla medesima distanza dalla Terra; nel che potrebbesi forse scorgere un’allusione al sistema d’Eraclide Pontico. Una più tardiva allusione si trova presso Beda, Elem. Philos. nelle opere di questo scrittore stampate a Colonia, 1612, vol. II, p. 216.
  2. Astronomia, ed. Martin, pp. 296-299.