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164 origine del sistema planetario eliocentrico

non apparirebbero più come isolate, ma si presenterebbero come parti integranti ed armoniche di un medesimo sistema; la cui invenzione basterebbe a classificare Eraclide Pontico fra i più grandi e più conseguenti pensatori di tutti i tempi e di tutti i paesi.

47. L’unica difficoltà che qui alcuno potrebbe opporre consiste in questo: che i pianeti non sono nominati esplicitamente nelle parole attribuite ad Eraclide. Su tale riguardo bisogna osservare il modo speciale con cui egli introduce in scena il moto della Terra, e la quiete del Sole. Egli dice ὅτι καὶ κινουμένης πως τῆς γῆς, τοῦ δ´ἡλίου μένοντός πως κ.τ.λ. ... che anche facendo muovere la Terra in un certo modo... Dove per spiegare l’addizione della parola anche bisogna supporre, che nel discorso antecedente Eraclide avesse già parlato di un altro modo di spiegare il medesimo fenomeno (probabilmente del modo di Eudosso od anche del sistema detto oggi di Ticone). La natura di questo fenomeno doveva quindi già chiaramente risultare dal discorso anteriore; e non era necessario ad Eraclide dirne più di quanto ha detto. La nostra disgrazia è, che Gemino sia stato così parco nella sua citazione, e non ci abbia posto innanzi tanta parte del discorso di Eraclide, quanta occorreva al nostro bisogno. Ma certamente egli credette aver provveduto abbastanza alla chiarezza del discorso col nominare i pianeti nella linea che immediatamente precede la citazione da lui fatta d’Eraclide Pontico; mentre tre altre linee più sopra accenna per conto proprio all’anomalia loro, indicando che se ne può render ragione cogli eccentri e cogli epicicli, ed aggiunge, che di tutte le ipotesi capaci di spiegarla bisogna tener conto, anche di quella riferita da Eraclide. Veggasi tutto il discorso nel suo complesso, quale testualmente è riferito nella appendice al fine di questa memoria. — Del resto è palese, che l’obbiezione indicata non avrebbe più ragione di essere, quando realmente nella frase enigmatica παρελθών τις si contenesse un’allusione ai pianeti, e si avesse a leggere invece περὶ τούτων o alcunché di simile, siccome è stato indicato nel § 40.

48. Dopo tutta questa discussione non mi sembra più possibile dubitare, che nelle parole di Eraclide sia contenuta l’idea fondamentale di Copernico, e questa non solo, ma anche la ragione per cui essa potè presentarsi come plausibile a quegli antichi pensatori; la facilità cioè con cui essa dà conto