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162 origine del sistema planetario eliocentrico

salvare l’anomalia periodica annuale del Sole, non può raggiungere questo effetto in alcun modo. Infatti è agevole persuadersi, che in tale ipotesi il periodo della restituzione d’anomalia, invece che d’un anno, è di soli sei mesi; che le stagioni non saranno già tutte disuguali fra loro, quali le avevano osservate Eutemone e Callippo1; ma che l’estate sarà sempre eguale in durata all’inverno, e l’autunno alla primavera.

45. Per queste ragioni essendo impossibile accogliere tutte le idee proposte dal Martin, vediamo almeno se si possa salvare, la parte accettabile delle medesime; vediamo cioè se, ravvisando sempre nella περὶ τὸν ἥλιον ἀνωμαλία l’irregolarità del corso solare scoperta da Eutemone, sia possibile conservare alle parole di Eraclide Pontico un senso ragionevole. Abbiamo mostrato che colle parole τοῦ ἡλίου μένοντος Eraclide non ha potuto intendere altro che la quiete assoluta del Sole, escludendo qualsiasi specie di moto. Posta questa base inconcussa e supposto che nella Terra si debba ammettere, come è detto chiaramente, un qualche moto; questo dovrà soddisfare alle condizioni universalmente ammesse in tutte le ipotesi astronomiche dell’antichità fino a Tolomeo; cioè non potrà essere altro che un moto circolare uniforme, od un composto di moti circolari uniformi. Con un moto circolare uniforme si spiegherebbe il corso uniforme annuo del Sole lungo lo Zodiaco quale lo ammetteva ancora Eudosso, e molto probabilmente anche Platone; ma nulla si spiegherebbe dell’anomalia. Dunque o siamo costretti a supporre che il moto della Terra si faccia uniformemente sopra un circolo eccentrico rispetto al Sole, o dobbiamo ricorrere ad un epiciclo, adottando così una delle due ipotesi studiate da Ipparco; colla differenza però, che nel caso presente le parti sono rovesciate, il Sole essendo supposto fisso, e la Terra girante intorno ad esso nell’eccentro o nell’epiciclo. Ora questa che cos’altro sarebbe se non la base fondamentale dell’ipotesi copernicana? La quale dunque anche in questo modo dovremmo trovare nelle parole di Eraclide. Non è tuttavia a dissimulare, che contro l’ipotesi così ottenuta, sorge la consueta difficoltà di attribuire ad Eraclide il concetto della circolazione degli astri intorno a punti ideali; difficoltà

  1. I particolari concernenti le durate delle stagioni secondo Eutemone e Callippo possono vedersi nelle mie Sfere omocentriche d’Eudosso, ecc., p. 83 del presente tomo.