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presso i greci 155

'Ηρακλείδης ὁ Ποντικὸς ἔλεγεν... dove il προελθών φησιν si riferirebbe all’autore scrivente, cioè a Gemino. Cosi s’interpreterebbe: Perciò continua Gemino: Eraelide Pontico disse... Anche questo modo d’interpretazione riferirebbe l’ἔλεγεν, non ad un innominato qualunque, ma ad Eraclide medesimo.

Questi diversi modi di considerare la cosa sono stati escogitati per dare una spiegazione plausibile della forma alquanto singolare, con cui le parole d’Eraclide vengono intercalate da Gemino nel suo discorso. Del resto, sia che si vogliano accettare lo congetture di Boeckh, sia che meglio ci arrida l’emendazione di Bergk, il risultato storico sarebbe il medesimo. Ad Eraclide Pontico si dovrebbe concedere l’onore di aver per primo concepito la possibilità, di spiegare certo fenomeno, facendo muovere la Terra e star fermo il Sole.

39. Non è tuttavia a dissimulare, che anche dopo questi tentativi di grandi eruditi resta sempre un certo grado di dubbio. Quello del Boeckh avrebbe il pregio di pigliare il testo quale lo danno una parte dei codici, e le vecchie edizioni; ma non toglie intieramente la singolarità del modo, con cui le parole di Eraclide vengono poste davanti al lettore. D’altra parte volendo supporre col Bergk che nel testo di Simplicio sia corso un errore, e che le parole παρελθών τις debbano in ’qualche modo essere emendate, diverse supposizioni diventano possibili, fra le quali è difficile far una scelta ben fondata. Perchè, invece di sopprimere il τις puramente e semplicemente, come fa il Bergk, sarebbe per esempio da considerare, se nel παρελθών non sia appunto nascosto il nome dell’autore dell’ipotesi riferita da Eraclide; autore, che per essere di oscura fama, Eraclide avrebbe designato col τις. O potrebbe anche il παρελθών indicare in forma corrotta una classe di persone, a cui il τις ignoto apparteneva; come accadrebbe, se Eraclide avesse scritto παρ´ἡμῖν τις, alcuno dei nostri: τῶν Πυθαγορικῶν τις, alcuno dei Pitagorici ecc. In tutte le supposizioni di questa classe Eraclide sarebbe semplice relatore, non autore della teoria che sta esposta nelle parole a lui da Gemino attribuite1.

  1. Fra tutte queste emendazioni più o meno plausibili ve n’è una, che si presenta come abbastanza naturale, e merita una certa attenzione. Consisterebbe nel surrogare alle parole παρελθών τις queste altre: Πλάτων, ὡς: in modo da far dire Gemino... Διὸ καὶ Πλάτων, ὡς φησὶν Ἡρακλείδης ὁ Ποντικὸς, ἔλεγεν ὅτι... In questo modo si potrebbe dunque far risalire a Platone l’idea di mettere il Sole immobile al centro dell’orbita terrestre;