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136 origine del sistema planetario eliocentrico

eccentrici mobili è data sotto condizioni restrittive, le quali (come già sopra notammo § 11) indicano manifestamente l’origine di ossa dal sistema ticonico. Pertanto quest’ultimo ebbe origine presso i Greci entro l’intervallo di un secolo circa, compreso fra Eraclide Pontico ed Apollonio di Perga (340-220).

18. Anche facilmente si vedrà, per qual motivo Apollonio dichiari essere impossibile rappresentare colla teoria degli eccentri mobili il moto dei due pianeti inferiori; infatti per ciò fare, bisogna supporre che il circolo descritto dal centro dell’eccentrico sia maggiore dell’eccentrico stesso. Ora questo richiede che la Terra resti fuori dell’eccentrico; in altri termini, non siamo più nell’ipotesi dell’eccentrico, ma in quella dell’epiciclo.

19. Importante da ultimo è osservare, che da tutte queste considerazioni è esclusa affatto l’ineguaglianza zodiacale (ζωδιακὴ ἀνωμαλία) dei pianeti, della quale sembra che Ipparco fosse il primo ad avere un’idea alquanto distinta. Tale ineguaglianza ora noi sappiamo derivare dall’eccentricità delle ellissi kepleriane, e nelle teorie tolemaiche è rappresentata da un eccentro fisso; il quale è cosa ben diversa, ed ha funzioni ben differenti da quelle dell’eccentro mobile finora considerato. Quando dunque negli scrittori antichi d’astronomia si parla di spiegare l’ineguaglianza solare dei pianeti (παρὰ τὸν ἥλιον ἀνωμαλία) per mezzo di eccentri, teniamo per norma, non doversi pensare agli eccentri fissi dell’ipotesi tolemaiche, ma ad eccentri mobili, il cui centro gira intorno alla Terra nello spazio di un anno. Un eccentro fisso non può in alcun modo rappresentare l’anomalia solare dei pianeti, e non può dare alcun conto delle stazioni e delle retrogradazioni.

20. Ipparco. — Un secondo accenno agli eccentri mobili si trova nell’Almagesto, lib. IX, c. 2; dove Tolomeo, esponendo alcuni cenni storici sulle teorie planetarie, e le opinioni d’Ipparco sulle medesime, dice quanto segue:... «Noi vediamo che Ipparco non ha intrapreso di abbozzare la teoria dei cinque pianeti, e che solamente ha messo in ordine più comode le osservazioni; e per mezzo di queste ha dimostrato che i fenomeni non corrispondevano alle ipotesi dei matematici d’allora. Non solo infatti ei pensava fosse necessario di spiegare come ciascuno dei pianeti faccia due specie di anomalia; ma ancora come le retrogradazioni di ciascuno siano variabili di grandezza; mentre gli altri matematici non