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di eudosso, di callippo e di aristotele 101

d’intervallo, quali Eutemone e Metone credettero (d’aver trovato), non sono sufficienti a ciascuno (Sole e Luna) tre sfere per salvare i fenomeni, e ciò a cagione dell’anomalia che ne consegue nei loro movimenti. La ragione poi, per cui (Callippo) aggiunse una sola sfera per ciascuno dei tre pianeti Ares, Afrodite ed Ermes, fu spiegata brevemente e chiaramente da Eudemo1.

8. Ma Aristotele, dopo narrata l’opinione di Callippo intorno alle sfere revolventi, aggiunse: «Affinchè dalla simultanea combinazione di tutte (queste sfere) si renda ragione delle apparenze, è necessario, per ciascuno dei pianeti, aggiungere alle precedenti altrettante sfere reagenti meno una, le quali restituiscano sempre alla medesima posizione la prima sfera dell’astro immediatamente inferiore, perchè così soltanto è possibile che si producano i movimenti dei pianeti». Queste cose essendo dette da Aristotele così brevemente e chiaramente, Sosigene, nel lodarne la sagacità, intraprese di trovare a qual necessità servissero le sfere da lui aggiunte2; e dice essere necessario introdurle nelle ipotesi, affinchè ne derivi posizione e velocità conveniente tanto per quella sfera che rappresenta il moto diurno di ciascun pianeta, quanto per le altre a quella inferiori. Perchè deve ognuna delle sfere simili (per moto e per posizione) a quella delle fisse, o ad un’altra, moversi con questa intorno al medesimo asse ed in un periodo uguale: delle quali cose niente si può ottenere senza l’addizione delle sfere, di cui parla Aristotele. Prendiamo, dice Sosigene. per spiegarci più chiaramente, quelle sfere che portano l’astro di Giove. Se dunque nell’ultima delle quattro (sfere) di Crono, nella quale questo pianeta è incastrato, adatteremo i poli della prima sfera di Giove: in che modo potranno questi rimanere nell’asse della sfera delle fisse, mentre la sfera che li porta si aggira intorno

  1. Sembra che qui manchi qualche cosa nel testo di Simplicio.
  2. Lungo tempo sono stato dubbioso, se non fosse meglio sopprimere affatto quanto segue da questo punto fino al § 14, dove in più pagine sono diluite idee, che più chiaramente noi esprimeremmo con dieci linee. A giudicare da questo tratto, nel quale Simplicio per lo più riferisce testualmente, o quasi, le parole di Sosigene, dovremmo credere che costui fosse il più prolisso e il più noioso scrittore de’ suoi tempi. Tuttavia mi sono finalmente deciso a non troncar nulla, non foss’altro che per rispetto a quel filosofo-astronomo, del quale questo è forse l’unico saggio di qualche importanza, che sia arrivalo fino a noi.