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100 le sfere omocentriche

nel tempo che ciascun pianeta a noi sembra percorrere il detto circolo. La terza sfera, che ha i suoi poli nella seconda collocati lungo l’eclittica, rivolgendosi da mezzodì a settentrione e da settentrione a mezzodì, conduce seco la quarta, che porta l’astro, e cagiona il movimento di questo in latitudine. Nè però è sola a produrre questo effetto; perchè, quanto seguendo la medesima (terza sfera) l’astro si è avanzato verso i poli dell’eclittica e si è avvicinato ai poli del mondo, (di altrettanto retrocedendo) la quarta sfera, che gira intorno ai poli del circolo obliquo su cui è l’astro, e compie la sua rivoluzione in senso contrario alla terza da levante verso ponente in egual tempo, gli fa di più traversare l’eclittica, obbligando l’astro a descrivere da ambi i lati di questo circolo la (linea curva) detta da Eudosso ippopeda. Questa occupa appunto (co’ suoi flessi) tanta larghezza, quanto è il moto dell’astro in latitudine; ciò che fu causa di rimproveri contro di Eudosso. Tale è il sistema delle sfere secondo Eudosso: ventisei di numero, distribuite sopra sette (astri), cioè sei per il Sole e per la Luna, e venti per gli altri cinque.

7. Callippo Ciziceno, il quale studiò con Polemarco conoscente d’Eudosso, venne con esso Polemarco in Atene per conversare con Aristotele sulle invenzioni d’Eudosso, e per rettificarle e completarle col suo concorso. Perchè, credendo Aristotele, che tutte le cose celesti dovessero muoversi intorno al centro del mondo, preferì la supposizione delle sfere revolventi omocentriche all’universo, e non quella degli eccentri, adottata da più recenti... Intorno a Callippo, Aristotele scrisse quanto segue, nel libro duodecimo della Metafisica: «Callippo suppose la medesima disposizione di sfere, che Eudosso, cioè la medesima successione nelle distanze, e attribuì il medesimo numero di sfere tanto a Giove che a Crono; ma pel Sole e per la Luna opinò doversi aggiungere due sfere (a ciascuno) per rendere ragione delle apparenze; ai pianeti rimanenti, una per ciascuno». Sono dunque, secondo Callippo, in tutto le sfere cinque volte cinque, più due volte quattro, il che fa trentatrè sfere. Non si conosce però alcuno scritto di Callippo, il quale spieghi la ragione delle sfere, aggiunte, nè Aristotele la diede. Eudemo tuttavia narrò brevemente per ragione di quali apparenze (Callippo) pensava fossero da aggiungersi quelle sfere: riferisce infatti che il medesimo diceva, che se veramente esistono fra i tempi dei solstizi e degli equinozi differenze tali