Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/105

94 le sfere omocentriche

appendice i




Estratto dal libro XII della Metafisica d’Aristotele

Capo VIII1.


Eudosso suppose che il Sole e la Luna fossero mossi ciascuno da tre sfere, delle quali la prima è quella (che si move al modo) delle stelle fisse, la seconda (si move) secondo il (circolo) che passa per lo mezzo dei segni zodiacali, la terza secondo un (circolo) collocato obliquamente nella larghezza della zona zodiacale. (Di questi circoli obliqui) quello secondo cui si muove la Luna è inclinato in maggior latitudine che quello secondo cui si muove il Sole. (E dice), i pianeti esser portati ciascuno da quattro sfere, delle quali la prima e la seconda sono le medesime che per il Sole e per la Luna; perchè quella delle stelle fisse appartiene a tutti, e quella che le succede e produce il movimento lungo lo zodiaco è comune a tutti. Ed i poli della terza esser per tutti collocati sul circolo mediano dei segni; della quarta poi il movimento farsi secondo un circolo obliquo rispetto al mezzo della precedente2. I poli della terza sfera essere diversi per alcuni pianeti, identici per Afrodite e per Ermes.

Callippo suppose la medesima disposizione di sfere che Eudosso, cioè la medesima successione delle distanze (delle varie sfere di un medesimo astro): e attribuì a Giove ed a Crono il medesimo numero (di sfere, che Eudosso); ma pel Sole e per la Luna opinò doversi aggiungere due sfere (a ciascuno) per rendere ragione delle apparenze: ai pianeti rimanenti, una per ciascuno.

Ma affinchè dalla simultanea combinazione di tutte (le sfere) si renda ragione delle apparenze, è necessario, per ciascuno dei pianeti, vi siano (oltre alle precedenti), altrettante sfere

  1. Aristoteles, Grcæce ex recensione Immannuelis Bekkeri edidit Academia Regia Borussica. Tom. II, pp. 1073— 1074. Berolini 1831.
  2. Intende senza dubbio l’equatore della sfera precedente.