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masse vaporose ed in gran parte pulverulente, le quali siano insieme trattenute dalla reciproca attrazione. Che questa attrazione non valga a perturbare sensibilmente i moti planetarii, è una prova della somma dispersione e tenuità della materia di quelle nubi, attraverso alle quali spesso è avvenuto di osservare le stelle fisse».

Queste idee così notabili di Chladni non furono mai compiutamente dimenticate in Allemagna. Si può trovarne l’eco in diverse pubblicazioni, come nella Meteorologia di Kaemtz, e nell’Astronomia di Littrow. Nel 1859 il barone di Reichenbach pubblicò una memoria sulle reciproche relazioni fra gli aeroliti e le comete, intieramente fondata sul punto di vista di Chladni. Egli immagina, che ogni cometa sia una porzione di materia primitiva, la quale tendendo a concentrarsi secondo le leggi dell’attrazione, finisca per convertirsi in una nebbia di cristalli minuti, e sommamente numerosi. Dall’accumulamento di questi cristalli, prodotto dalla loro attrazione reciproca, suppone poi che nascano gli aeroliti, i quali secondo Reichenbach non sarebbero che una specie di conglomerati: ognuno di essi sarebbe derivato dalla condensazione di una cometa. Esaminando questa immaginosa teoria di Reichenbach, incontriamo a prima giunta ragioni assai forti di dubitare, che nel modo da lui de-