sembra divergere da un punto unico, o meglio, da uno spazio ristretto della sfera celeste, da quello irradiando verso tutte le direzioni. Non si deve però intendere, come taluno ha fatto, che tutte le trajettorie comincino in un medesimo punto; ma soltanto questo, che prolungando idealmente le trajettorie allo indietro, esse vanno ad incontrare quel punto (fig. 3). Questo punto, o questa regione, a cui per tal motivo si è dato il nome di radiante, segue la sfera celeste nel suo movimento diurno: fatto importante, che prova ancora esser celeste e non terrestre l’origine delle stelle cadenti. Ed invero, se la radiazione provenisse, come alcuni supposero, dall’esistenza di un centro speciale di attività meteorica collocato in una certa regione dell’atmosfera, certo è che questo centro, se fisso, dovrebbe occupare sempre la medesima direzione per rapporto all’orizzonte dell’osservatore e non potrebbe partecipare al moto diurno apparente della sfera celeste. Se poi il centro supposto fosse mobile e viaggiasse, come le nuvole, da una parte all’altra dell’atmosfera, il suo moto apparente dovrebbe esser simile a quello delle nuvole, il quale è generalmente irregolare e si fa per lo più prossimamente secondo linee orizzontali; onde neppure in questo caso si potrebbe spiegare la rotazione matematica di questo centro intorno all’asse della rivoluzione diurna del cielo.