Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/58

È a sapersi bensì, che non si mostra
     Nello splendor delle sue grazie intera,
     A chi non l’ama, e al piè non le si prostra
     Con riverenza e fedeltà sincera.
     Ama chi l’ama, è ver, ma non è questa
     Civettoria, anzi un’agır da onesta.
Poffaremmio! madri che cosa fate?
     Le ragazze menar volete via?
     Oh! ma vi par! chè ad aspettar non state
     La fin di questo dir qual mai si sia?
     Eh! giuro al ciel, sarò crudele e vandalo
     Verso chi ordisce dir che ho dato scandalo.
A’ falsi amanti questa mia donnetta
     Si mostra ognor così, che ugual portento
     Di bruttezza veder nessun s’aspetta.
     Com’è piccina! la si vede a stento!
     Com’è tarda ad andar! che lento passo!
     Eppur sin’or non l’ho raggiunta, ahi! lasso!
Non ha capegli, poichè a ciocche a ciocche
     Tutti gliel’han strappati i falsi amanti.
     (Ahi! quanto siete spesso, o donne, sciocche,
     À lasciarvi ingannar da tanti e tanti,
     Non credete all’amor d’un coro audace,
     O quello è scherzo, od un’amor fugace.
E col dar tuttodì e a questi e a quegli,
     Senza ritegno e con un far sincero,
     Piccole ciocchettine di capegli,
     Povere a voi, credetelo davvero,
     Un dì senza un sol fil ne resterete,
     Nè amanti allor, nè più capegli avrete.)
In picciol foro il picciol occhio è chiuso,
     Picciolo è ’l naso e tardo all’odorato,
     Però grande è la bocca ove rinchiuso
     Giammai non è quel dir tanto sfrenato,
     Ha un pancion, che servir ben puote a tre,
     Pari del resto all’altre donne ell’è.