Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/48

Ma già l’è chiaro, e facile
     A concepirsi adesso,
     Qual fiasco solennissimo
     Ebbero a far sì spesso.
D’un lusco assai bisbetico... —
     (Quel non son’io, badate!
     Nè questo è un’amor proprio,
     Chè in me non ne trovate.
Son per natura mïope,
     E se ci vedo è a stento,
     Ma son sincero e libero
     A dir quello, che sento.
Se vedo ad un centimetro
     Lungi da me qual cosa,
     Dir, ch’oltre il guardo spingesi,
     Il fatto mio non osa.
A più non posso gridino
     Tutti i nemici miei,
     Non dirò mai son quindici
     Se tre con tre fan sei.)
D’un lusco assai bisbetico
     Il disperato amore
     Udrete, amici amabili,
     E riderem di cuore.
(Perdon se, con modestia
     Un poco spinta avante,
     Dissi di farvi ridere,
     Questa va fra le tante.)
Fuggite eran lo tenebre;
     Col giornalier saluto
     La terra dall’Eclittica
     Il sole avea veduto.
E ’l nostro Besta.... (chiamasi
     Così il protagonista
     I cui parenti provvidi,
     E di gran lunga vista,