Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/44

Non è dunque così bello e provato?
     C’è da farne più alcuna meraviglia
     Che turando gli orecchi a tutti è dato
     Sentir lontan lontan le mille miglia?
     Conoscer se in un cor c’è amore, o sdegno?....
     Che gran scoperta! Io stesso ne convegno.
Non ci credea, che sì, ci credo adesso,
     Asinaggin non è, me ne disdico.
     Non erra mai, scusate, lo confesso,
     Non erra mai qual si sia detto antico:
     Che vi guardi il Signor dalle donnette
     Ch’hanno in viso la mosca, o le basette.
Orbè! Ditelo voi? Non ce n’è niente?
     Potrò divider mai numeri caffi
     In due intere metà precisamente?
     Oh! no. Dunque così colei, che ha baffi
     Esempi non darà mai di virtù.
     Ci son cascato, eh! non ci casco più.
— Ma nell’adagio ancor v’è un’altra parte,
     Bentosto dalle donne sento dirmi,
     Eh! via, signor, la non la tolga ad arte. —
     — Altro non so, vorranno suggerirmi? —
     — Sì, signor: Che le donne sian guardate
     Dalle persone un pocolin sbarbate. —
Eh! non c’è da ridir, non c’è che fare!
     Le donne a posta lor son obbliganti,
     Ma però non si lasciano toccare,
     Non le toccate, no, per tutti i santi.
     Gran maestro di frodi è Belzebù
     Ma le donne ne sanno una di più.
Che ve ne par, dunque, non ho ragione?
     Non è sicuro il mezzo ed infallibile?
     Eh! non v’inganno mai, donnette buone,
     Fingete non sentir, che l’impossibile
     Facil vi sembrerà tutto all’istante
     Ed una è quell’istoria, in fra le tante.