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de’ Professori dell’Istituto, de’ quali abbiamo tanta stima, per adempire in questa commissione le nostre veci, le diremo francamente aver noi ciò fatto non meno per l’affetto, che abbiamo mai sempre portato alla sua Persona, e pel concetto del di Lei valore già reso palese a tutti, che per l’affettuosa tenerezza, con cui sappiamo da essa riguardarsi l’Istituto. E mentre l’abbracciamo con paterno affetto, collo stesso paterno affetto diamo agli Assunti dell’Istituto, ai Professori del medesimo, ed a Lei distintamente l’Apostolica Benedizione. Datum Romæ apud Sanctam Mariam Majorem die 29. Junii 1741. Pontificatus Nostri anno Primo.

Si è ancor ritrovata la minuta della risposta data dal Beccari al Breve di Sua Santità; e si crede di far cosa grata a chi legge quì trascrivendola, anche per dare un saggio del valore di esso nello scrivere italiano. La risposta è la seguente =

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o data ne’ passati giorni esecuzione ai Supremi ordini della Santità Vostra, presentando in nome suo all’Assunteria dell’Istituto il prezioso regalo, di cui si è degnata la sovrana sua munificenza di arricchirlo. Con quai sensi di profonda venerazione, e di ossequiosa gratitudine sia stato ricevuto, è cosa più, che ad esprimersi, agevole ad immaginarsi. Però così incaricato, come io per pubblica commissione mi trovo, di renderne alla Santità Vostra umilissime graziè, conosco bene quanto mi gioverebbe quella forza, e quel valore di eloquenza, che per mera generosità del suo magnanimo cuore mi viene attribuita. Benchè in questa sì avventurata occasione, volendo pure, siccome è giusto, considerare a parte a parte l’Apostolica sua clementissima Lettera, per quanti altri bisogni avrei io motivo di augurarmela codesta eloquenza? Che non dovrei io dire primieramente dell’onorevolissimo giudizio, che un tal Principe, e di tanta erudizione, e dottrina, non solo ha formato, ma si è compiaciuto di palesare sì apertamente de’ nostri studi, e della maniera, con cui da noi si coltivano? Che dell’amor singolare, e della benignissima considerazione verso l’Ordine nostro, onde arrivi insino a far soggetto di una gran parte delle sue consolazioni, e della felicità del suo glorioso Pontificato le beneficenze, che va meditando a nostro vantaggio? Che delle segnalate e rare virtù della Santità Vostra, che in ogni parte della sua medesima Lettera chiaramente appariscono, e fra l’altre di quella ammirabile moderazione, o per meglio dire profonda umiltà, la quale facendosi vedere in un Personaggio, che, fuori dell’Ottimo, e Massimo Iddio, non ha altri sopra di sè, può giustamente servire a noi, e a tutto il Mondo Cattolico non so se più di esempio, o di confusione? Ma se poi rivolgo il pensiere a quelle grazie, che in me singolarmente ha voluto profondere, troppo m’accorgo, che qualunque soccorso della più fina eloquenza non basterebbe ad ispiegare quei sentimenti di rispettoso riconoscimento, che alla grandezza de’ benefizj, e alla povertà de’ miei meriti si convengono. Per la qual cosa restringendomi ad unire i miei più fervidi Voti a quelli di tutta la Cristianità, della comune Patria, del Senato, e de’ miei Colleghi, prego l’Altissimo a serbare la preziosa Vita della Santità Vostra a que’ tempi,