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atto ii. 35

Là, trafugato senza alcun compagno
Nella caverna, che dal fonte ha nome,
100Io m’era: ivi, tu solo, ogni tuo prode
Lasciato in guardia alla scoscesa porta,
Su molli coltri in placida quíete
Chiudevi al sonno gli occhi.... Oh ciel! tu, pieno
L’alma di sangue e di rancor, dormivi?
105Vedi, se Iddio possente a scherno prende
Disegni umani! ucciderti, a mia posta,
E me salvar potea, per altra uscita:
Io il potea; quel tuo lembo assai tel prova.
Tu re, tu grande, tu superbo, in mezzo
110A stuol d’armati; eccoti in man del vile
Giovin proscritto.... Abner, il prode, ov’era,
Dov’era allor? Così tua vita ei guarda?
Serve al suo re così? Vedi, in cui posto
Hai tua fidanza; e in chi rivolto hai l’ira. —
115Or, sei tu pago? Or, l’evidente segno
Non hai, Saúl, del cor, della innocenza,
E della fede mia? non l’evidente
Segno del poco amor, della maligna
Invida rabbia, e della guardia infida
120Di questo Abner?...

SAUL

Mio figlio, hai vinto;... hai vinto.
Abner, tu mira; ed ammutisci.