Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto i. | 13 |
130E il sarem tutti; e in un Saùl, che ancora
Può ravvedersi. — Ah! guai, se Iddio dall’etra
Il suo rovente folgore sprigiona!
Spesso, tu il sai, nell'alta ira tremenda
Ravvolto egli ha coll’innocente il reo.
135Impetuoso, irresistibil turbo,
Sterpa, trabalza al suol, stritola, annulla
Del par la mala infetta pianta, e i fiori,
Ed i pomi, e le foglie.
- GIONATA
— Assai può David
Presso Dio, per Saúl. Te ne’ miei sogni
140Ho visto io spesso, e in tal sublime aspetto,
Ch'io mi ti prostro a’ piedi. — Altro non dico;
Né più dei dirmi. Infin ch'io vivo, io giuro
Che a ferir te non scenderà mai brando
Di Saúl, mai. Ma, dalle insidie vili....
145Oh ciel!... come poss'io?... Qui, fra le mense,
Fra le delizie, e l'armonía del canto,
Si bee talor nell'oro infido morte.
Deh! chi ten guarda?
- DAVID
D'Israéle il Dio,
Se scampar deggio; e non intera un'oste,
150Se soggiacer. — Ma dimmi: or, pria del padre,
Veder poss'io la sposa? Entrar non debbo
Là, fin che albeggi....