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cena | 41 |
ed il peso dell’argento. V’erano anche de’ ponticelli saldati sostenenti de’ ghiri conditi con miele e papavero; e v’erano mortadelle caldissime cotte sulla graticola, sotto la quale stavano pruni siriaci con granelli di pomo granato.
Stavamo tra queste morbidezze, quando Trimalcione portato a suon di musica, e collocato sopra piccolissimi guancialetti, trasse il riso di qualche imprudente. Perocchè gli spuntava la testa pelata fuori di un mantello di porpora, e intorno alla collottola carica di quel vestimento teneva una cravatta guernita d’oro, le cui estremità pendeano di qua e di là: avea pure nel dito mignolo della man sinistra un grande anello indorato, e all’ultimo articolo del vicin dito un meno grande tutto d’oro, come a me parve, ma saldato con de’ ferruzzi, in forma di stelle. E per non mostrarci queste ricchezze soltanto, e’ si discoperse il braccio destro, ornato di smanigli d’oro legati in un cerchietto d’avorio con alcune lamette lucicanti. Come poi con un ago d’argento ebbesi nettati i denti, miei amici, disse, non piacevami ancora di venire al triclinio, ma perchè la mia assenza non vi facesse troppo aspettare, ogni mio divertimento ho sospeso. Permettete però, ch’io finisca un mio giuoco.
Avea dietro un ragazzo con uno sbaraglino di terebinto e con dadi di cristallo. Cosa poi sopra le altre delicatissima osservai, ed era, che in luogo di pedine bianche e nere usava monete d’oro e d’argento.
Intanto mentr’egli giocando avea distrutta la schiera opposta, e che noi eravamo ancora all’antipasto, una tavola fu portata con una cesta, in cui era una gallina di legno colle ale distese in cerchio, come sogliono essere quando covano. Venner tosto due schiavi, ed allo strepito della musica si posero a investigar nella paglia, e toltene alcune uova di pavone33distribuironle ai convitati.
Trimalcione allora rivoltandosi, disse: amici, io ho