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villegg., ed avventure d'ogni specie 13

gli ricompensassi, atteso che era essa un’antica sua druda; e così si pose alacremente in assetto per rifarsi meco dei danni. Egli stavami intorno pien di lussuria, ma io perduto affatto nell'amor di Trifena, nessuna orecchia prestava a lui, il qual divenuto più ardente pel mio rifiuto, mi seguia dappertutto, sino a entrar la notte in camera mia, dove trovando schernite le sue preci, diè mano alla forza, cosicchè io alzai tanto le grida, che svegliata la famiglia, ed assistito da Licurgo, potei pur liberarmi dagli impeti di quello importuno.

Poi ch’egli s’avvide non esser comoda a’ suoi progetti la casa di Licurgo, tentò di persuadermi a passar nel suo albergo: e rifiutando io la proposizione, egli si valse dell’autorità di Trifena, la quale tanto più volentieri pregommi di acconsentire al desiderio di Lica; quanto più liberamente ella sperava di colà vivere. All'amor mio tenni dunque dietro; ma Licurgo, rinnovate con Ascilto le antiche pratiche, non volle che da lui si partisse; onde ci accordammo che egli con Licurgo si rimarrebbe, e noi andremmo con Lica; e fecimo patto che ognun di noi, offrendoglisi occasione avesse ad insaccar qualche cosa per poi giovarcene insieme.

Inesprimibile fu la gioia di Lica in veder accettato il suo progetto, e sì ne affrettò la partenza, che dato il buon giorno agli amici, il dì medesimo passammo a casa sua.

Con tanta accortezza Lica tutto dispose, che in viaggio egli sedeva al mio lato, e Trifena a quel di Gitone; e così avea egli ordinato, come colui che la di lei incostanza molto ben conoscea; nè s’ingannò, perchè ell'arse subitamente di quel fanciullo. Facil mi fu di accorgermene, e Lica stesso premurosamente me ne avvertì e convinse; perlocchè io con miglior garbo accolsi lui, che lietissimo ne fu, persuaso che per l’in-