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Menecrate, maestro di cappella.

Menelao, ripetitor nel Ginnasio.

Mìnofilo, schiavo di Trimalcione.

Miselio, già servo di Scissa.

Mitridate, schiavo di cui si legge la morte.

Nicerota. V. Filerone.

Norbano. Alcuni interpreti suppongono ch’ei rappresenti Tigellino, il gran favorito di Nerone.

Pannicchina, ragazza di sett’anni, la quale nelle orgie notturne descritte vivamente dall’autore è fatta sposa del bel fanciullo Gitone.

Pansa, padre del cuoco di Trimalcione.

Plocrimo, V. Filerone.

Polieno, altro nome, che Petronio dà a sè medesimo, avendol dato ad Encolpo. Questo giovine incontra varie avventure amorose, che sono leggiadramente narrate. Ma non soddisfacendo egli all’ardore di Circe, gli convien soffrire umiliazioni e fastidj. Che se abbiasi ad intendere che il nome di Polieno celi quel di Nerone, come altri ha voluto, avremo allora un’altra figura di codesto principe, derisa e resa pubblica per infamarlo. Polieno è in forma di schiavo, e Tacito racconta che spesse volte Nerone vestivasi in questa forma, e andava la notte ai bagordi e bordelli, ove sentiva di esser meglio che in trono.

Pompeo, V. Diogene.

Priamo, uno de’ parlatori al convito.

Proculo. V. Giulio.

Proselenide, vecchia incantatrice, che si propone di restituire a Polieno le forze mancategli. Nuovo frizzo alla sciocca superstizione de’ Romani, ed a quella di Nerone, il qual per altro in questo caso manifesta di non prestarvi fede. E ciò mi è di ulteriore argomento a credere che Polieno sia Petronio medesimo, che degli altri parlando, sè medesimo non risparmia, sì per abbellir variamente il suo libro, come per acquistarsi maggior credenza ne’ leggitori.