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dal Petronio dipinti con quelli descritti dai contemporanei, o la ragione di aver io interpretato più tosto in un senso, che in un altro, o finalmente quelle persone e cose di passaggio menzionate nel testo con qualche allusione.
Quanto alle varie lezioni, io seguo il sistema dell’ingegnosissimo Vincenzo Monti col non riportarle. Forse nessun antico è stato letto e ricopiato sì discordemente come il mio. Nè dirò d’essermi servito di moltissime edizioni, ma di quelle soltanto di Bourdelot del 1577, del Frellonio del 1618, di Nodot del 1709, e del Burmanno del 1743. Quanto al poemetto sulla Guerra Civile ho assai consultato il testo del Presidente Bouhier, al quale per altro non sempre mi son conformato.
Forse questa mia fatica ecciterà alcun altro a renderla migliore. A me basta di averla il primo affrontata in Italia, e di ottenerne alcun plauso dagli intelligenti.