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hanno fatto moltissime aggiunte ed annotasioni, non abbiano, essi che meglio il potevano, verificato o la realtà di codeste versioni, o lo sbaglio che l’Argelati ne ha preso. Ma di siffatti sbagli, e di moltissime mancanze è ridondante la Biblloteca de’ Volgarizzatori italiani, e sarebbe util cosa alla letteratura nostra che qualche paziente ed erudito scrittor moderno imprendesse a rifonderla, e riprodurla.

Stefano Tafuri dottissimo Napoletano citato egli pure dal nostro Bibliografo diessi parimenti a volgarizzare il Petronio, ma dopo sei paginette sospese il lavoro, nè più il proseguì. Questo frammento di traduzione, mancante anch’esso de’ supplementi Nodoziani, leggesi nel Tomo 6. della Nuova Raccolta d’opuscoli scientifici, ecc. del P. Calogerà. Vuolsi da alcuni, che l’eminentissimo Flangini di ancor viva memoria abbia stampata in Roma una traduzione completa di Petronio, verso l’anno 1775, e che tutte le copie ne venissero poi ritirate per ordine superiore. Io non so darne altro ragguaglio, nè produrne alcuna prova.

La novella della Matrona di Efeso, che incontrasi oltre la metà delle Satire di Petronio, e che è una satira essa pure, scosse più frequentemente l’ingegno imitativo dei novellatori, o novellieri, che molti in ogni tempo e di bellissima dicitura fiorirono in Italia. Forse Petronio la copiò egli pure da Esopo, le cui parole sono dal signor Manni riportate appiedi della Novella 56. del Novellino, ossia cento Novelle antiche, la qual non è altro che questa stessa favola trasportata ai tempi di Federigo Imperadore, e dall’Autore abbellita coll’indurre la moglie a romper un dente di bocca al cadavere del marito, acciò meglio rassomigliasse al ladrone dalle forche rapito. La novella medesima fu in latino recata da Lorenzo Astemio di Macerata ne’ suoi libri Hecatomythum, ma ben lungi dalla eleganza di Petronio: dipoi trovasi nuovamente fatta volgare e colle grazie del parlarno-