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completo il tosto Petroniano, anzi gran dovizia di vuoti vi rimanea tuttavia. Francesco Nodot ufficiale francese sul finir del secolo XVII pubblicò una nuova edizione di Petronio con nuovi frammenti, ch’egli assicurò di avere scoperti a Belgrado, e che malgrado l’approvazione dell’Accademia Arelatense furono fino ai nostri dì creduti una impostura. Il Burmanno fra gli altri attaccò vivamente il Petronio del Nodot, nè volle pur dar luogo ai di lui frammenti (checchè ne dica l’autore della Biblioteca de’ Romanzi) nella edizione magnifica ch’egli ne fece, ove raccolse tutte le minuzie che a queste Satire fossero relative. Dopo il giudizio di tant’uomo pareva deciso che le aggiunte Nodoziane avessero a considerarsi per una letteraria ciarlataneria, quando il signor Ignarra nella già citata dottissima dissertazione de Palaestra Neapolitana, che fu pubblicata a Napoli nel 1770 imprese a difenderle. Credo indispensabile di riportarne il suo intero giudizio, perchè avendole io adottate nella traduzion mia, non paia che il facessi per un biasimevol capriccio. “Io so (dice egli nella nota ottava del Cap. V.) che molti hanno sferzato Nodot come venditore di merci false, ma so altresì che molti antichi monumenti, che un tempo si rifiutarono, sono ora saliti in grandissimo pregio. Non è egli vero (per tacer di tant’altri), che i Cenotafi Pisani riputati dallo Scaligero, come se fossero scritti ieri, o ier l’altro, il Reinesio li ha verificati, ed il Norisio con amplissimo commentario li ha eruditamente illustrati? Per la stessa ragione io credo ammissibile il supplemento Nodoziano, tanto più che le cose che gli si oppongono come contrarie alla eleganza della lingua latina, non mancano del tutto di difesa. Ma ciò esigerebbe indagine troppo lunga per potercene sbrigar presto. Se avvi però cosa favorevole al Nodot, ciò è in primo luogo l’aver situato in borgo vicino al Portico d’Ercole, che oggi si chiama