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- Carissimo Sig. Don Carlo
Verona li 19 del 1826.
O fatta o guasta, io n’ho pur cavate le mani: dico, che ho fornita di voltar nella nostra lingua la novella della Matrona Efesina. Ella mi dirà, quanto a pezza le sarà paruta calante da quella che si aspettava. Non successit? at feci sedulo, dicea Davo o Siro. Ella vedrà che qui e qua io lessi variamente, secondo altri testi: e mi dirà se abbia colto nel segno. Ma colui non iscrisse il puro romano: di che non si può sempre accertare nel senso inteso da lui. Ella mi segua ad amare, come
Tutto suo
A. Cesari.
- Al Chiariss. Sig. Abate.
- Prof. D. Carlo Bologna
- nel Seminario
a Vicenza
―
- Chiariss. e Cariss. D. Carlo
Verona li 6 Febb. 1826.
Il ritardo da lei messo a rispondermi circa la novella Efesina, mi facea quasi temere, non forse... che so io? Or lodato Dio! che ne fu altro: e mi piace, che tanto le sia piaciuta. Vengo alle osservazioni sue. Ben dice dell’hypogaeum: non vi posi così mente: che anche a me quel sotterra parea poco. Direm dunque