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la novella della matrona efesina 225

cillata (riavuta), mise mano ad espugnare l'ostinato (l'ostinazione) proponimento della padrona; ed, or che ti farà, disse, che disfatta dal digiuno tu muoia? che viva ti seppellisca? che prima del destinato tempo (innanzi ora) ne mandi l'anima non condannata? O credi tu che la cenere e' morti seppelliti facciano di ciò gran caso? o speri forse, in dispetto dei fati, il morto tornare a vita? o non vuoi tu anzi che riscossa da questo errore donnesco, goderti il ben della luce? quanto gli Dei tel consentano? ma esso cadavere di questo morto ti dee confortare d'aver cara (di guardarti) la vita. Non è al mondo persona che indispettisca, perchè di mangiare e di vivere gli sia fatta forza. Per queste parole la donna attenuata (assottigliata) per l'inedia di tanti giorni, si lasciò piegare dal duro proposto; e non meno cupidamente che la convertita fante l'avesse fatto mangiò quanto potè capirvene. Del resto, sapete voi forza di tentazione che soglia avere negli uomini la sazietà? Colle lusinghe medesime, onde il soldato recato avea la padrona a consentire di vivere, con le medesime ebbe altresì espugnato (assalita) la sua pudicizia. Il soldato, che era giovine, non parve alla casta donna una befana nè mal parlante; mettendoglielo in amore la fante (riscaldandola nel costui amore la fante), la quale seguì dicendole: O repugnerai tu ancora ad un amore che ti solletica? (che ti va a genio? - che ti gradisce?) e non ti sovviene anche il luogo, nel quale tu sei? Che bado io più? nè in questa parte eziandio gli si rendette la donna più malagevole (fu più ritrosa la donna): e il soldato vincitore come dell'una cosa così dell'altra la tirò ad esser contenta. Giacquero adunque insieme; e non pur quella notte delle sponsalizie, ma e il dì seguente ed il terzo; avendo chiuse (s'intende) le porte del monimento, per far credere ai conoscenti e agli strani, se alcuno colà ne fosse venuto, la castissima moglie essere spirata sopra il cadavere